Recensione libro A caccia del diavolo di Kerri Maniscalco

Editore: Oscar Mondadori Vault
Anno di pubblicazione:2020
Pagine:480

A caccia del diavolo (Capturing the Devil) di Kerri Maniscalco è il capitolo conclusivo della saga “Stalking Jack the Ripper”. La saga, con numerosi alti e bassi, finisce secondo me con il libro peggiore di tutti, che può rientrare a tutti gli effetti nella categoria “libri brutti”. Avete presente quei romance young adult scritti di melma che evitereste come la peste? Ecco, questo è A caccia del diavolo.

La storia si presenta come una sorta di brutta copia di Sulle tracce di Jack lo Squartatore, dato che proprio il famoso serial killer torna a perseguitare i due protagonisti. Questi ultimi, tra l’altro, sono nel frattempo intenti a progettare il loro matrimonio, anche se non tutto sembra andare a loro favore…

L’ultima avventura dei due protagonisti si svolge negli Stati Uniti, direttamente dopo la fine del terzo libro in cui erano approdati proprio lì. Già ne In fuga da Houdini si accennava ad un nuovo serial killer vista la presenza di un cadavere diverso dagli altri, però francamente non mi aspettavo che la Maniscalco avrebbe semplicemente provato a riscaldare la minestra del primo capitolo. Ha fatto un pot-pourri di classici della letteratura gotica (come Frankenstein e Dottor Jekyll e Mr Hyde) e serial killer famosi, dando vita ad un libro “Frankenstein” in cui ogni parte non combacia affatto con le altre.

Partiamo comunque col dire che questo pot-pourri, tra l’altro, denota un’assenza di trama di fondo vera e propria, mostrandosi semplicemente come quello che è: un insieme di cose messe a caso per arrivare ad un tot di pagine. L’aspetto mistery è totalmente assente se non forse per le ultime venti pagine e viene trattato veramente male. E’ come se il caso si risolvesse da solo, senza far capire un tubo al lettore e farlo appassionare al lato “giallo” del libro. Ciò su cui la Maniscalco si concentra maggiormente è invece la storia tra Thomas e Audrey Rose, che qui raggiunge il limite del sopportabile.

Per tutto il libro sentiamo parlare la protagonista solo ed esclusivamente dei suoi pensieri per Thomas, alternati ogni tanto da scenate di gelosia senza senso, colpi di scena prevedibili e tremendi e riflessioni sul fratello deceduto. La cosa del matrimonio si rivela decisamente trash, così come tutte quelle dichiarazioni d’amore che sono veramente nauseanti e scritte male perlopiù.

Audrey Rose, inoltre, si riconferma la paladina del non-femminismo, delle Mary Sue per eccellenza e di tutto ciò che può essere fastidioso nell’universo. L’unico attimo di maturità e crescita lo ha avuto nel secondo libro, per poi sprofondare nuovamente nell’odioso tra il terzo e il quarto. Il suo voler ostentare continuamente di essere una donna moderna, femminista, contro gli stereotipi è già di per sè uno stereotipo errato del femminismo, per non parlare del fatto che si rivela ipocrita quando non fa altro che giudicare altre donne.

Thomas, d’altro canto, sembra un povero scemo che, per quanto affascinante (incarna gli stereotipi del bello, intelligente e dannato di molti YA) sembra più una marionetta degli altri personaggi. Appaiono a casissimo anche vecchi personaggi di altri libri per fare dei cameo assolutamente senza senso e volti solo ad un effetto nostalgia, in particolar modo Mefistofele che se non fosse stato aggiunto sarebbe stata la migliore cosa.

Male, male, male, male. Mi duole dirlo perchè, tutto sommato e Audrey Rose a parte, la saga mi è piaciucchiata, ma quest’ultimo capitolo senza trama e ricco di stereotipi rientra in una top dei peggiori libri che abbia mai letto in vita mia

Ringraziamo comunque Oscar Vault per averci permesso di leggere questa saga in anteprima e, soprattutto, per averla portata in Italia.

CONTENUTO:0.25
PIACEVOLEZZA:0.25
SCORREVOLEZZA:2.5
STILE:1
ORIGINALITA’ DEL CONTENUTO:0
VOTO MEDIO:0.8
-Jade

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