Recensione Evil-1° stagione

Tra le serie esclusive del catalogo di Paramount + ci sono diverse perle tra cui Yellowjackets, The burning girls e Evil, una serie qua in Italia decisamente sottovalutata ma con un grandissimo potenziale.

L’atea psicologa forense Kristen Bouchard, il cattolico seminarista David Acosta e il tecnico scettico appartenente a una famiglia musulmana Ben Shakir formano un gruppo ingaggiato dalla chiesa cattolica per investigare sulle forze del male e sul soprannaturale. Detto così sembra l’incipit di una barzelletta, ma è di base come nasce la serie.

Quando Kristen viene licenziata dal suo lavoro per il procuratore durante un caso in cui l’imputato si è ritenuto vittima di una possessione demoniaca, decide di entrare a far parte della squadra di indagini sul soprannaturale composta da David e Ben. Nonostante quest’ultimo e Kristen siano piuttosto scettici, nel corso della stagione si ritrovano di fronte a fatti inspiegabili con la semplice logica tra cui esorcismi, miracoli, bambini demoniaci e persone (o videogiochi) posseduti. I tre affronteranno dunque questi casi del soprannaturale cercando di capire se sono effettivamente tali e la Chiesa deve intervenire o meno, anche se spesso nemmeno loro riescono a stabilire il confine tra il reale e il soprannaturale.
Come se ciò non fosse abbastanza Kristen viene ogni notte perseguitata da un demone e deve trovare il modo per sbarazzarsene e proteggere se stessa e le proprie figlie dalle forze e dagli agenti del male che provano costantemente ad attaccarle.

Quando un poliziesco incontra il mondo del soprannaturale nasce quasi sempre una serie degna di essere definita cult. Basti pensare a X-files, che è una delle più simili a Evil anche se verte più sulla fantascienza, o anche ad altre serie che ridefiniscono il genere poliziesco occupandosi di un caso-mostro per episodio come Supernatural nelle prime stagioni.
Evil riesce molto bene nella prima stagione a riportare in auge un genere ultimamente meno calcolato, cioè quello horror-thriller dalle tinte poliziesche in cui i protagonisti si occupano di un elemento soprannaturale diverso ogni episodio. Questa strategia in passato ha sempre chiamato a sè numerosi fan del mistero e della suspense, ma nel corso degli anni le serie tv che hanno portato queste tecniche innovative sono state tutte standardizzate e rese più simili a delle comuni serie con una trama abbastanza generica e sempre meno casi di cui occuparsi, in particolare le due sopracitate.

I casi presentati dalla serie sono molto interessanti e anche le varie sottotrame di fondo, tra cui quella di Leland e quella di Kristen, sono molto interessanti. Il problema, però, è che spesso gli episodi finiscono in aria ed è come se mancasse sempre qualcosa, qualche spiegazione per renderli effettivamente completi. Non è la classica sospensione della credibilità o il classico finale aperto presentato in molti horror come Piccoli brividi, ma proprio come se mancasse un pezzo di storia atto a completare l’episodio, il che dopo un po’ diventa frustrante perchè gli autori iniziano a mescolare sempre più casi e sottotrame e certe volte si perde il filo di alcuni degli episodi perché non sempre si coglie la reference nei successivi, dato che talvolta avviene anche a distanza di stagioni. Ogni sottotrama e ogni caso vengono riprese dunque in alcuni degli episodi successivi, alcune volte ripetutamente, altre volte lasciando solo qualche riferimento qua e là come nel caso del videogioco “posseduto”, che finisce, un po’ in aria tra l’altro, solo negli episodi finali. Stessa cosa vale per il primo caso, quello di Orson, che viene ripreso alla fine e nella seconda stagione, mentre per altri bisognerà aspettare addirittura la terza per qualche indizio.
La sottotrama del demone e Kristen viene invece approfondita davvero poco, il che è un peccato dato che era una delle più interessanti, mentre quella del videogioco poteva essere chiusa decisamente meglio.

Nel complesso però la serie riesce a mantenere sempre alta l’attenzione dello spettatore in parte sia perché vuole continuare a capire come andranno a finire i casi e le sottotrame, in parte anche perché le storie sono tutte interessanti e altrettanto lo sono i personaggi, anche se ancora devono essere meglio approfonditi.
Tra i protagonisti spicca maggiormente Kristen, la psicologa forense scettica ma più aperta al soprannaturale rispetto a Ben. Lei si occupa delle consulenze psicologiche nei casi, accertandosi che il problema non sia di natura mentale piuttosto che soprannaturale. Kristen vive assieme alla madre Sheryl e alle sue quattro figlie, anche se ogni tanto spunterà anche il marito che lavora all’estero.
Kristen prova una certa attrazione per David che deve reprimere per via del matrimonio e del fatto che lui sta per diventare prete, ma la serie, almeno in questa stagione, approfondirà poco questo aspetto e lo renderà platonico per entrambi i protagonisti. La psicologa tiene molto alla sua famiglia al punto di fare di tutto pur di proteggerla, in particolar modo alle sue quattro figlie che spesso avranno dei ruoli importanti all’interno degli episodi.
David e Ben sono ancora poco approfonditi e ricalcano un po’ gli stereotipi del “protagonista eroe assolutamente buono” anche se con un passato difficile e dello scettico.
Sheryl e Leland sono invece i personaggi più interessanti in quanto, assieme a Kristen, sono quelli meglio caratterizzati e dove si vede meglio la loro umanità.
Kristen ad esempio mostra numerosi momenti di debolezza e, a differenza di David, è più umana e spesso è anche tentata dalle forze del male. Sheryl, sua madre, è insoddisfatta della propria vita e quando becca Leland, uno psicologo forense nonchè nemesi dei protagonisti, pensa di aver trovato l’oro. Leland, un uomo appassionato di soprannaturale nonché uno dei più potenti alleati del diavolo, spingerà Sheryl sempre più verso la strada del male, anche se inizialmente lei si rivelerà scettica.

La riuscita di Leland è dovuta non solo alla scrittura del personaggio, ma alla bravura di Michael Emerson, che non è nuovo a questi ruoli e conferma le sue abilità. Katja Herbers si è rivelata pure in gamba nei panni della protagonista mentre gli altri, per quanto bravi, non sono riusciti ancora a sfruttare del tutto il loro potenziale.

La prima stagione di Evil riesce dunque a riportare in vita un genere svecchiandolo e portando alla luce anche nuove tematiche come il rapporto dell’uomo con la tecnologia e la maggiore possibilità di essere vittime di deepfake e tranelli tecnologici, il tutto con dei personaggi e delle storie intriganti anche se spesso i casi finiscono in maniera un po’ troppo aperta. Approvata? Senza alcun dubbio.

CONTENUTO:3.5/4
PIACEVOLEZZA:3.5/4
SCORREVOLEZZA:4
RECITAZIONE:3.5
ORIGINALITA’:3.5
VOTO MEDIO:3.7
-Jade

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