Recensione La legge di Lidia Poët-1° stagione

La legge di Lidia Poët è una serie italiana largamente ispirata alla vita di Lidia Poët, prima avvocata italiana a entrare nell’Ordine degli avvocati in Italia.

Dopo aver studiato per anni giurisprudenza e aver dimostrato il suo ingegno e le sue abilità d’avvocata, il 9 novembre 1883 una sentenza della Corte d’Appello dichiara illegittima l’iscrizione di Lidia Poët all’Albo degli avvocati. Decisa a voler fare revocare la sentenza e rientrare nuovamente nell’Albo, Lidia prepara un ricorso mentre continua a esercitare la sua professione assieme al fratello Enrico. Lidia, infatti, inizia a lavorare nel suo ufficio e lo aiuta a risolvere alcuni complessi casi, il tutto mentre scopre che un altro grande mistero è legato a una delle persone a lei più vicine.

Sebbene sia molto largamente ispirato alle vicende dell’originale Lidia Poët, la serie ha cercato di adattare un po’ in chiave moderna la sua vita e ha permesso a molte persone di conoscerla e informarsi meglio su di lei. Di certo, purtroppo, lei non è il primo nome che verrebbe in mente se qualcuno chiedesse “Dimmi il nome di un’ importante figura storica italiana”, ma la serie punta a riportare alla luce questa donna poco conosciuta ma estremamente importante.
La serie cerca di mescolare la sua vita privata con i vari casi che deve affrontare e tutto sommato riesce nel mescolare abbastanza bene i due aspetti, risultando una serie piacevole e interessante da vedere.
Ma ci sono di versi “ma”. In primis , un po’ come diversi period drama recenti, sembra un po’ troppo moderna. Molti atteggiamenti di Lidia, per quanto condivisibili, risultano fuori dal contesto storico, in particolare il turpiloquio (non c’è nulla di male ma dubitiamo che la Lidia originale dicesse ogni tre secondi certe parole). Inoltre il triangolo amoroso presentato nella serie è parecchio inutile in quanto non viene approfondito bene nessuno dei due “spasimanti” e risultano entrambi scialbi e piatti.
Interessanti invece i casi presentati, i quali sono originali e ben studiati, oltre che spesso presentano alcuni colpi di scena non sempre prevedibili (anche se in molti casi sì).
I dialoghi però non sono sempre fatti bene e molte scene risultano superflue e inserite solo per allungare il brodo, cosa non necessaria dato che servono solo a rallentare il ritmo della serie.

Il personaggio di Lidia poteva essere strutturato un po’ meglio in quanto sembra un po’ troppo moderna per gli standard di quell’epoca, mentre gli altri personaggi potevano essere tutti maggiormente approfonditi in quanto sembrano un semplice contorno della protagonista.
Si apprezzano invece tanto i costumi, molto belli, e in parte anche alcune delle acconciature.

Due tasti dolenti della serie sono invece recitazione e sonoro. Per tre quarti della serie bisogna attivare i sottotitoli in quanto non si capisce nulla di quello che gli attori dicono talmente l’audio è basso, specialmente quando parla Matilda De Angelis. Gli attori sono inoltre un po’ monoespressivi e si salva solo Pier Luigi Pasino, mentre Matilda dovrebbe decisamente migliorare la dizione in quanto per il resto non è stata pessima anche se poteva fare decisamente di più.

La legge di Lidia Poët è stata comunque una mezza sorpresa, in quanto è una serie non troppo pesante e piacevole che riesce a far tornare alla ribalta un personaggio storico pressoché sconosciuto ai più. Ci sono numerosi aspetti da migliorare, ma si spera che nella seconda stagione saranno modificati.

CONTENUTO:3.5
PIACEVOLEZZA:3.5
SCORREVOLEZZA:3.5
RECITAZIONE:2.5/3
ORIGINALITA’:3.5
VOTO MEDIO:3.4
-Jade

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