Recensione film Oppenheimer di Christopher Nolan

Uno dei film più discussi del 2023 è senza alcun dubbio Oppenheimer, divenuto ancora più noto grazie al fenomeno americano Barbienheimer secondo cui due grandi blockbuster sono usciti lo stesso giorno.
Qui in Italia è uscito poco dopo rispetto al film di Greta Gerwig, ma nulla gli ha impedito di entusiasmare comunque il pubblico dato che, in fondo, stiamo parlando di un’opera con un cast colossale diretta da uno dei registi più famosi e acclamati dalla critica di sempre.

Come suggerisce lo stesso titolo il film parla di J. Robert Oppenheimer, padre della bomba atomica, fornendo una biografia circa la sua personalità e la sua carriera, dagli albori fino al suo culmine.
Il film inizia nel 1926, quando Oppenheimer è insoddisfatto della sua vita e vorrebbe tornare negli Stati Uniti per portarvi la meccanica quantistica, impresa che in seguito gli riuscirà più che bene. Tra vita d’accademia e un forte spirito di ribellione legato in parte al movimento comunista del tempo, che lui apprezza, Oppenheimer si costruisce un nome, ma a renderlo immortale nel corso della storia sarà il suo lavoro sulla fissione nucleare e, in seguito, sulla bomba atomica. Inizia così l’impresa di Oppenheimer di realizzare una bomba atomica prima dei nazisti, impresa che radunerà un grosso numero di scienziati importantissimi e che segnerà definitivamente la storia dell’umanità, argomento su cui sia il regista che il protagonista rifletteranno ampiamente nella seconda metà del film.

Oppenheimer è un kolossal, un film apparentemente “mattone” ma che, come la maggior parte dei film di Nolan, offre invece grandi spunti di riflessione e non è di immediata comprensione per tutti. Stavolta, però, Nolan non offre riflessioni tendenti al thriller o, nonostante si parli di scienza, legate a quest’ultima, quanto piuttosto dei dilemmi etici e morali più che importanti.
Sin dall’inizio Oppenheimer viene paragonato a un moderno Prometeo, personaggio che effettivamente più gli somiglia in quanto ad analogie. Come lui, Oppenheimer ha portato all’uomo la conoscenza di qualcosa, in questo caso della fissione nucleare, solo che la conoscenza è un concetto al di sopra del bene e del male e perciò potrebbe essere usata per fini positivi ma anche negativi. L’uso della bomba atomica e la creazione di una bomba a idrogeno sono gli esempi negativi di come una singola conoscenza possa essere usata, tanto che, anche se non proprio pubblicamente probabilmente per motivi politici, Oppenheimer si pente quasi subito di aver permesso di “scoperchiare questo vaso di Pandora” nonostante i suoi avvertimenti. Così Oppenheimer diventa non solo un moderno Prometeo, ma anche Morte, come dice la sua frase premonitrice «Ora sono diventato Morte, il distruttore di mondi».
Ma Morte stavolta si pente e ritorna ad essere Prometeo, il quale, dopo aver dato il dono all’umanità del fuoco, anche se in questo caso della fissione nucleare, diventa per quest’ultima un “martire”, solo che mentre Prometeo subisce dei danni fisici che gli ricordano ogni giorno la sua “malefatta”, Oppenheimer si strugge mentalmente, ripensando costantemente ai suoi errori e venendo attaccato anche sul fronte giudiziario, sebbene su quest’ultimo più per una questione personale e per gli “errori politici” fatti in passato.

Oppenheimer è un personaggio tra il mito e la realtà, un nome che è rimasto alla storia proprio perché ha fatto qualcosa degno di nota come Prometeo, ma la biografia funziona indipendentemente dalle analogie con il mito e riesce ad affascinare senza appesantire la visione allo spettatore. A smorzare gli attimi di pura biografia e quelli di riflessione ci sono delle battute ad hoc più leggere, poche per non togliere l’aria solenne del film ma adatte a non renderlo un mattone indigeribile.
Viene dato molto spazio anche agli altri collaboratori di Oppenheimer anche se un po’ meno all’amante Jean Tatlock e alla moglie Katherine “Kitty” Puening, quest’ultima importante in quanto ha un po’ aiutato il “martire” Oppenheimer a svegliarsi e a non fargli subire tutto passivamente. Lei, infatti, a differenza dell’idealista Oppenheimer, è ancorata alla realtà e capisce quali sono i risvolti delle decisioni del marito osservando i fatti e immedesimandosi nei panni degli altri, cercando dunque di mantenere le apparenze. Non è una donna qualunque anche se il film la rassegna in parte a tale ruolo, dando poca importanza a momenti che ne avrebbero meritata maggiormente.
In fondo, però, il film è girato attraverso il punto di vista di Oppenheimer per la gran parte del tempo, motivo per cui, in parte, questa scelta narrativa può essere giustificata.

Al livello di sceneggiatura il film è dunque (quasi) impeccabile, ma lo sono anche il sonoro, la fotografia e la colonna sonora. Per non parlare del cast, talmente valido e noto che ogni tre secondi lo spettatore dirà “Ma questa persona ha fatto questo, questo e quest’altro!”. Cillian Murphy poi veramente impeccabile, ma anche gli altri membri del cast, tra cui Florence Pugh, Matt Damon, Jason Clarke, Josh Hartnett, Casey Affleck e Emily Blunt, sono stati spettacolari nei loro ruoli.

Oppenheimer è un film che va visto e soprattutto capito, una biografia in pieno stile Nolan in quanto riesce ad unire la parte storica a quella etica e riflessiva perfettamente.

CONTENUTO:4.5
PIACEVOLEZZA:4.5
SCORREVOLEZZA:4
RECITAZIONE:5
ORIGINALITA’:4.5
VOTO MEDIO:4.5
-Jade

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