Film brutti: Blonde di Andrew Dominik

Esistono alcuni film nati per essere dei capolavori ma sviluppati per essere dei fallimenti e Blonde, purtroppo, è proprio uno di essi.
La biografia tanto pubblicizzata di Marylin Monroe aveva tutti i presupposti per essere un successo, dal soggetto al cast, ma cosa è andato storto? Tutto, purtroppo.

Norma Jeane Mortenson, nome originale di Marylin Monroe, è una donna che ne ha vissute tante, a partire dall’infanzia passata prima con una madre mentalmente instabile e poi in orfanotrofio. Crescendo diventa modella pin up e subito dopo attrice, portando con sè però quel senso di abbandono da parte sia della madre che del padre, figura che continua a cercare anche nel corso dell’età adulta. Il film mostra poi anche le relazioni di Norma/Marylin, tra cui una poliamorosa che sarà quella che la segnerà maggiormente e quelle infelici con Joe DiMaggio e Arthur Miller. Parla anche del suo rapporto con la recitazione e, più avanti nel tempo, con la gravidanza e con le droghe, che segneranno la parte finale della sua vita e, secondo il film, anche la sua morte.

Nel corso di 167 minuti di film si poteva fare una biografia ultradettagliata sull’amata e ammirata star e sulla sua complicata vita, ma il regista-sceneggiatore ha invece deciso di portare sullo schermo una Marylin ipersessualizzata con evidenti disturbi psichici. E’ assurdo che ancora oggi siano in pochi a fare delle biografie di un personaggio femminile senza mettere il proprio punto di vista o un eccessivo male gaze sulla protagonista e Blonde ne è l’esempio più sfacciato. Va bene che è tratto da una pseudobiografia di Joyce Carol Oates e che quindi di base non è proprio fedele, anzi, ma allo stesso tempo il personaggio di Marylin sembra essere stato ulteriormente manipolato e reso poco realistico.

Dall’inizio sino alla fine del film il regista parla del difficile rapporto che Marylin con il padre che non hai mai conosciuto, cosa che poi si rifletterà nelle sue scelte relazionali. Il problema è che sembra che il personaggio viva in funzione del compiacimento degli uomini, che non sia tanto lo spirito libero conosciuto quanto piuttosto una donna che vive in una gabbia di relazioni tossiche in cui lei si sforza sempre di piacere agli altri. Nel corso del film, tra l’altro, sembra più lei quella con problemi psichici che la madre, il che visto il trascorso potrebbe essere anche normale, ma purtroppo nel film è tutto mostrato in maniera esagerata, con scene e dialoghi poco realistici e veramente trash. I suoi dialoghi con gli uomini sembrano essere usciti dagli anni ’20 e lei si sforza costantemente di essere la donna oggetto di desiderio per gli uomini, mentre quando recita sembra che qualcuno le stia uccidendo delle persone a lei care davanti o la stia ricattando pesantemente dato che ha una crisi di pianto ad ogni audizione. Per non parlare del suo rapporto con l’aborto, che viene reso con delle scene con un feto nel corso del film più un delirio di mezz’ora assolutamente senza senso che poteva essere decisamente evitato.
Il regista sembra in questo modo fare non solo una palese propaganda antiabortista, ma sembra che, per sostenerla, renda la protagonista infantile e quasi come se fosse non in grado di decidere, come se fosse una sua colpa sia questo che tutto ciò che le è capitato, il che non lo differenzia dai personaggi da lui narrati.

Ana de Armas, a causa forse della sceneggiatura, sembra uscita da una telenovela di dubbio gusto in cui in ogni scena deve avere una crisi di pianto, tenere costantemente la bocca in una posizione strana e esagerare qualsiasi dialogo, mentre gli altri attori, come lei, tendono a essere overexpressive.

Blonde non è dunque una biografia e nemmeno una pseudobiografia, ma una fan fiction in cui ogni aspetto della vita di Marylin/Norma viene esagerato all’inverosimile e in cui lei, ipersessualizzata e qui non proprio mentalmente stabile, sembra vivere solo in funzione del compiacimento degli uomini. Questo è uno dei rari casi in cui il film, anche se candidato agli Oscar, meritava di essere nominato solo per i Razzie, in cui poteva tranquillamente vincere anche più premi.

CONTENUTO:0.25
SCORREVOLEZZA:0
PIACEVOLEZZA:0.25
RECITAZIONE:1
ORIGINALITA’:0.5
VOTO MEDIO:0.4
-Jade

FILM DA OSCAR:
Agli Oscar 2023 Ana de Armas è stata candidata come Miglior attrice protagonista.

FILM DA RAZZIE:
Ai Razzie 2023 il film ha vinto i premi Peggior film e Peggior sceneggiatura e ha ricevuto nomination per Peggior prequel, remake, rip-off o sequel, Peggior attore non protagonista (sia per Xavier Samuel che per Evan Williams), Peggior coppia (anche qua doppia nomination con “Andrew Dominik e i suoi problemi di cuore” e “entrambi i personaggi della vita reale nella fallace scena della camera da letto della Casa Bianca” anche se questa è un po’ di dubbio gusto), e Peggior regista.

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