Uncharted: Drake’s fortune

Trama: Al largo delle coste di Panama, Nathan Drake detto “Nate” recupera dal fondo dell’oceano la bara dell’esploratore e corsaro inglese, nonché suo antenato, Sir Francis Drake. Per il ritrovamento ha impiegato le coordinate incise in un anello in suo possesso, un tempo appartenuto al suo antenato. L’evento è ripreso dalla giornalista Elena Fisher, la cui compagnia ha finanziato l’impresa per avere un buon documentario. Nella bara però non sono presenti le spoglie di Sir Francis Drake: dentro di essa v’è solamente un diario dell’antenato (la cui ultima pagina è stata strappata) contenente la locazione di El Dorado, la mitica città d’oro. In quel momento, i due vengono attaccati da dei pirati, ma in loro soccorso arriva Victor Sullivan detto “Sully”, amico di Nathan. Liberatisi della giornalista che non voleva perdersi lo scoop, Nathan e Sully si recano in Colombia dove secondo le informazioni contenute nel diario dovrebbe trovarsi El Dorado.

Recensione: La saga di Uncharted , composta da quattro capitoli e un recente spin-off, è oramai una pietra miliare per qualsiasi videogiocatore ed è anche una delle serie videoludiche simbolo della Naughty Dog e della Playstation, essendo una sua esclusiva. I primi tre titoli sono stati realizzati per la PS3 ma “recentemente” è stata realizzata una remastered che li comprende tutti e tre per la PS4. Non disponendo di una PS3 non ho potuto giocare al gioco “originale” ma , essendomi informata adeguatamente, farò lo stesso diversi confronti tra i vari capitoli remastered e quelli per PS3.

In questa recensione si parlerà ovviamente di Uncharted:Drake’s fortune , laddove la saga ha avuto inizio.  La trama, riportata sopra, è abbastanza comune e poco originale e presenta i tipici stereotipi del genere action/adventure: Nathan è infatti il tipico  cacciatore di tesori che durante un’avventura si invischia in una situazione molto più grande di quanto sembri , Elena la ragazza impulsiva e alla ricerca di avventure che dopo un po’ si ritroverà a fiancheggiare il protagonista e nel 99,9% dei casi sarà anche la sua futura compagna (non è uno spoiler ma solo la descrizione di un clichè) , Victor la spalla anziana, matura e piena di esperienze di ogni tipo che aiuterà e/o salverà il protagonista nei momenti di difficoltà.

Nonostante i tipici clichè , il gioco si rivela piacevole anche se poco appassionante dal punto di vista della storia per via di quel pizzico di originalità che manca. La trama , inoltre, oltre ad essere abbastanza banale, è anche molto prevedibile e si capirà sin dall’inizio l’esito del videogioco, per cui anche per questo sarà meno coinvolgente rispetto ad altri titoli.

Un altro problema consiste nella caratterizzazione dei personaggi, in particolar modo dei nemici/cattivi di cui, tra l’altro, si hanno anche ben poche informazioni. Questi ultimi hanno poco spessore e non hanno quell’aria da boss malvagio che, appena te lo ritrovi davanti, ti incute timore e pensi: “Come caspita faccio a sconfiggere un tizio simile?”.

Navarro, il boss finale

I due personaggi caratterizzati meglio (forse perché gli unici con un minimo di background e spessore) sono il protagonista Nathan e Victor Sullivan. Il primo, per quanto sempre molto stereotipato nelle azioni e all’interno della storia, ha comunque qualcosa che lo distingue dai soliti protagonisti di action/adventure , cioè l’aspetto e in parte il carattere. La Naughty Dog ha infatti voluto creare un protagonista in cui qualsiasi persona (ragazzi in particolar modo dal punto di vista estetico) si possa rispecchiare, non il tipico eroe ultra pompato con i lineamenti perfetti, quasi insensibile e incurante di qualsiasi cosa e situazione  come se fosse un robot. Nathan appare decisamente molto più umano dal punto di vista del carattere, nonostante sia la tipica canaglia che si mette sempre nei guai per la sua impulsività, mentre dal punto di vista dell’aspetto appare come un uomo (ha pur sempre 31 anni) comune . Da Elena Fisher invece ci si aspettava molto di più, in quanto presentava i presupposti per essere un buon personaggio ma questi ultimi non sono stati messi in atto. Elena perciò diventa una spalla con poco spessore, di cui si sa ben poco e di cui il carattere è a malapena abbozzato .  Sarebbe stato anche più interessante anche se non fosse stata la tipica fanciulla ingenua e alle prime armi da salvare, cosa che a tratti la rende anche un po’ insopportabile nonostante in certi punti abbia dimostrato di essere abbastanza in gamba e coraggiosa.

Nathan Drake

Per quanto riguarda la grafica e il comparto tecnico non c’è nulla da dire anche se presentano lo stesso alcuni difetti . I comandi non sono per niente difficili da usare e la visuale manuale tipica dei giochi a terza persona è lineare (non a scatti), pratica e gestibile, nonché a 360°. Una piccola pecca sta invece nei salvataggi, che si basano sui cari vecchi “punti di salvataggio” fissi. Per chi non ci è abituato può essere un po’ fastidioso ma spesso capita che alcune scene siano “abbonate” se si muore. Un altro lato positivo consiste nel fatto che, anche se si muore, se non si carica manualmente il salvataggio, i tesori e le uccisioni rimangono comunque.  Le sequenze action e platform sono ben realizzate, anche se queste ultime sono talvolta al limite dell’esagerazione e poco realistiche come, del resto,  in ogni action adventure americano.

Le armi da scegliere sono davvero molte e, una volta finito il gioco a determinate difficoltà, si possono scegliere come armi di default dal menù bonus di cui parlerò più avanti. L’unico difetto consiste nel sistema di lancio delle granate, un po’ ostico e poco pratico durante i combattimenti, soprattutto quando si è riparati. Per quanto riguarda il combattimento corpo a corpo non è sviluppato molto bene, in quanto la combo brutale (quadrato, triangolo, quadrato) risulta quasi sempre difficile da applicare, soprattutto se si è a difficoltà molto elevate. Sebbene sia un gioco d’azione le scene stealth, sempre utili, non dovrebbero mai mancare. Purtroppo queste ultime sono poche e non sempre riescono per cui la cosa più stealth che si possa fare è ripararsi dietro qualcosa e aspettare qualche secondo prima che ti vedano.

A proposito di difficoltà, quest’ultima non è mai veramente elevata e, se si rimane bloccati nel gioco per via di un appiglio che si vede poco o di una strada ostruita, sono presenti i suggerimenti (che volendo si possono disattivare dal menù opzioni). Oltre ai soliti tre livelli di difficoltà (facile, normale e difficile) ce ne sono due in più, tre nella remastered. Il primo è Esploratore, che consiste in una difficoltà praticamente nulla, tanto che non si può ottenere alcun trofeo, mentre gli altri due livelli sono Distruttivo e Brutale, in cui con uno o due colpi massimo si muore. Nella versione PS3 si può sbloccare la prima modalità solo dopo aver finito il gioco a Difficile mentre nella remastered è già tra quelle di default e serve a sbloccare la difficoltà Brutale. Quest’ultima è una delle cose aggiunte assieme ai trofei della collezione estesa, abbastanza facili da sbloccare ma che richiedono almeno due/tre run in più (motivo per cui momentaneamente mi sono seccata a sbloccarli). Ritornando alla difficoltà, persino in modalità Distruttivo, eccetto alcuni punti un po’ ostici all’inizio del gioco, il gioco si rivela molto facile grazie alla presenza delle coperture (prese da Gears of war e Mass effect) dietro le quali ci si può riparare.

La saga di Uncharted oltre ai soliti bonus che consistono in bozze, foto e video esclusivi, presenta anche alcuni sbloccabili da poter riutilizzare nelle nuove partite e nella selezione capitoli. Oltre alle armi si possono sbloccare nuovi costumi, nuove modalità di immagine (bianco e nero e seppia ad esempio), foto esclusive e anche le regolazioni (come munizioni infinite, mondo speculare e così via), il tutto tramite dei soldi/punti da spendere nella PS3, ottenibili dopo aver trovato un determinato numero di tesori, cioè i collezionabili presenti nel gioco, o dopo aver completato il gioco a determinate difficoltà, e allo stesso modo automaticamente senza i punti nella PS4.

La grafica è uno dei punti forti di Uncharted poiché sia nella PS3 che nella PS4 è realizzata molto bene. Nel primo caso, addirittura, è uno dei giochi migliori da questo punto di vista mentre nel secondo per quanto la grafica sia comunque ottima, non è allo stesso livello di altri giochi usciti nello stesso periodo e presenta qualche difetto. Le ambientazioni, per quanto ripetitive essendo l’intero gioco ambientato nella foresta amazzonica e nel monastero, sono caratteristiche e ben realizzate. Il design dei personaggi è pure buono anche se quello dei nemici è  parecchio ripetitivo nonostante la varietà.

La soundtrack è piacevole anche se , odio doverlo dire un’altra volta, ripetitiva mentre il doppiaggio è buono, anche se non so se sia normale che quando si utilizzano le skin degli altri personaggi si senta la voce di Nathan (immaginatevi Elena con la sua voce e capirete).

L’ultimo punto da analizzare consiste nei trofei/obiettivi. Se nella versione PS3 c’erano solo degli obiettivi all’interno del gioco visibili nel menù opzioni, nella PS4, oltre agli obiettivi, ci sono i comuni trofei basati su questi ultimi e anche alcuni in più!

In generale i trofei sono facilmente ottenibili anche se alcuni richiedono molta pazienza, perciò si tratta di un platino veramente facile da raggiungere. I trofei della collezione ampliata non servono ad ottenere il platino e, come ho detto prima, necessitano qualche run in più. Per sbloccare quelli principali ci si può avvalere della selezione capitoli, senza la quale ad esempio non si potrebbero sbloccare senza rigiocare la storia una o più volte i trofei legati alle speedrun.

Uncharted: Drake’s fortune è quindi un titolo valido ma poco originale e avvincente, ottimo per rilassarsi e passare il tempo anche a difficoltà più elevate. Proprio per questo do 7/10 e due stelle e settantacinque su cinque.

CONTENUTO:2.5

PIACEVOLEZZA:3.5

GRAFICA:3.5 (4.5 per PS3 ma valutando principalmente la remastered mi riferirò al voto medio a quella della PS4)

MECCANICHE DI GIOCO:3

BONUS

DIFFICOLTÀ: Molto facile (anche a Distruttivo)

SOUNDTRACK:2

DOPPIAGGIO:3

ORIGINALITÀ DEL CONTENUTO: 1.5/2

DIFFICOLTÀ PLATINO: Molto facile

VOTO MEDIO:2.75

N.B. La difficoltà viene indicata con i parametri Molto facile, Facile, Media, Difficile, Molto difficile, Impossibile (bonus).

N.B. 2 La difficoltà del gioco si riferisce a quella incontrata a “Normale”.

N.B. 3 Il contenuto comprende anche, se presenti, le missioni secondarie.

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