Recensione Uncharted:L’eredità perduta

Uncharted: L’eredità perduta è il recente spin-off della celebre saga della Naughty Dog Uncharted. Anche se per l’eccelsa qualità sembra quasi un capitolo stand alone, in realtà si tratta di un semplice spin-off che vede come protagoniste Chloe Frazer (vista l’ultima volta in Uncharted 3) e, a sorpresa, Nadine Ross, introdotta in Uncharted 4. A dire il vero, andando avanti con il gioco, si aggiungerà al dinamico (o dinamitico data la passione di Nadine per gli esplosivi) duo anche un’altra persona davvero inaspettata, elemento che rappresenta l’unico plot twist dell’intera storia. La trama, infatti, per quanto interessante è parecchio scontata e non presenta colpi di scena particolari a parte quello sopracitato. Ovviamente ciò non dovrebbe suscitare sorpresa nei fan della saga, che sanno già che in generale Uncharted ha una trama sempre parecchio lineare e prevedibile, nonché piena di stereotipi del genere action/adventure. Anche i personaggi rientrano nei cliché, in primis il cattivo Asav, non molto differente da Lazarevic, Roman e Navarro. Finalmente vengono approfondite Nadine e Chloe e vengono aggiunti numerosi retroscena sul loro conto.

L’uso delle conversazioni opzionali anche stavolta si è infatti rivelato più che adeguato nonché un ottimo modo per approfondire la storia e i personaggi. In tutto ciò però emerge comunque un difetto/errore, a mio parere, che riguarda Chloe: il suo carattere è stato completamente sconvolto ed è stato reso molto più simile a quello di Nathan Drake. È un vero peccato dato che secondo me era molto più originale e promettente prima come personaggio. Nadine invece con molta sorpresa si è rivelata un’ottima spalla dotata di un buon background, tra l’altro abbastanza approfondito. Sempre parlando di pg, non si possono non trascurare i nemici: essi sono dotati di un eccelso sistema di combattimento e un’avanzata intelligenza artificiale, entrambi tra i migliori fino ad ora.

Sul piano grafica non si può non ripetere che, come in ogni altro capitolo della saga, essa sia perfetta e molto dettagliata. Dai paesaggi mozzafiato ancora più apprezzabili grazie alle foto alle splendide animazioni facciali, Uncharted al solito riesce a non sentirsi sotto questo aspetto.

Le foto, come ho già accennato, per quanto siano leggermente superflue come collezionabili, almeno permettono di soffermarsi su alcuni panorami ideati ad hoc per il gioco e rendono la protagonista più “umana”. Cioè, andando lì chi non farebbe delle foto?

Anche dal punto di vista tecnico Uncharted:L’eredità perduta è molto avanti e su tutti gli aspetti. Innanzitutto al solito c’è un gran numero di armi diverse tra loro, poi è stato ripreso l’ottimo sistema di furtività dal precedente Uncharted. Un minimo difetto sta invece nelle piattaforme per arrampicarsi, purtroppo come al solito non sempre visibili o intuibili al primo salto. L’utilizzo delle funi è stato migliorato e lo stesso vale per le mappe, ora maggiormente esplorabili. Il problema sta però nel fatto che la grandezza delle mappe non è stata ben calibrata, per cui si hanno mappe immense come quella del capitolo 4 e altre standard.

Oltre ai collezionabili è stata aggiunta per la prima volta una sorta di quest secondaria che permette di ottenere il bracciale con rubino Hoysala, indispensabile per chi vuole trovare tutti i tesori senza una guida (o anche con). Ogni volta che ci si avvicina ad un tesoro esso emette uno strano e fastidioso rumore che ti permette di capire che c’è un manufatto (per dirla alla Tomb raider) nelle vicinanze. Questa quest secondaria è carina quanto stancante, dato che si perderanno ore e ore se si vuole completarla. Questo, però, giova alla longevità del gioco assieme alla ricerca degli altri collezionabili (foto, conversazioni, tesori e casse) e al completamento dei vari obiettivi, non sempre facili da ottenere. Tra i più complessi ricordiamo quelli sulle bizzarre combo di uccisioni (che richiederebbero il potere di rallentare il tempo come in Dishonored), Drago del volante e Cintura nera, di per sé non molto difficile ma parecchio frustrante. Ci sono poi al solito degli obiettivi divertenti come il classico Marco Po…No o Tuffo a bomba. Non manca ovviamente quello dedicato alla strana reliquia, stavolta proveniente da The last of us. Bisogna fare un ultimo appunto sui nomi dei trofei, stavolta davvero originali e molto nello stile di Chloe.

Ritornando ai collezionabili, invece, è stata aggiunta la categoria casse, cioè dei contenitori da scassinare per ottenere tesori e oggetti. Il sistema di scasso non è dei migliori ma alla fin fine questo dettaglio si può sorvolare.

Un enorme difetto sta invece nel doppiaggio italiano di Chloe, doppiato tanto male quanto nel due. Insomma, a parte per qualche piccolo difetto questo spin-off è degno della saga, quasi al livello del secondo e del quarto Uncharted.

CONTENUTO:2.8
PIACEVOLEZZA:3.5
GRAFICA:5
MECCANICHE DI GIOCO:4
BONUS
DIFFICOLTÀ: Molto facile (difficile lo scontro finale in devastante)
SOUNDTRACK:3.5
DOPPIAGGIO:2.8
ORIGINALITÀ DEL CONTENUTO: 2
DIFFICOLTÀ PLATINO: Facile
VOTO MEDIO:3.3

N.B. La difficoltà viene indicata con i parametri Molto facile, Facile, Media, Difficile, Molto difficile, Impossibile (bonus).
N.B. 2 La difficoltà del gioco si riferisce a quella incontrata a “Normale”.
N.B. 3 Il contenuto comprende anche, se presenti, le missioni secondarie.
-Jay

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