Recensione Tomb Raider: Anniversary

Tomb Raider: Anniversary è un remake del primo capitolo della nota saga di Tomb Raider. Il gioco infatti ripropone la trama del primo Tomb Raider modificando alcuni aspetti, questi ultimi riguardanti soprattutto grafica e gameplay.

Nel 1945 viene distrutta una struttura cristallina dalla quale esce una misteriosa creatura alata. Nel 1996 Lara Croft, giovane archeologa dotata di un grande spirito di avventura come i defunti genitori, viene assunta da Jacqueline Natla della Natla Technologies per recuperare un frammento dello Scion di Atlantide in Perù, dove è stata localizzata la leggendaria città di Vilcabamba. Lara, ben sapendo che i suoi genitori hanno cercato in passato proprio quella città e di individuare tutti i frammenti dello Scion, accetta la missione, ma tante sorprese e ostacoli le si pareranno davanti durante la sua avventura.

Il gioco si può dividere in quattro macrolivelli contenenti un numero variabile da cinque a tre livelli. Questi macrolivelli sono: Perù, Grecia, Egitto e Isola perduta. Ognuno di loro è unico e ha come collegamento solo alcuni nemici (gli animali classici come topi o pipistrelli) e lo Scion, mentre tutto il resto, dall’ambientazione ai nemici speciali, è completamente differente. In questi livelli non ci sono veicoli da usare per fortuna, mentre rimangono presenti alcuni quick time events.
C’è anche un livello aggiuntivo intitolato Residenza Croft che però consiste semplicemente nel recuperare alcune reliquie aggiuntive e risolvere alcuni enigmi abbastanza intuibili.

Nonostante l’effetto nostalgia mi faccia ritenere il gioco come molto bello, non si può dire che sia esente da difetti, a partire dalla trama. Il gioco ripropone la trama del primo capitolo aggiungendo ben poco e, soprattutto, mescolando cose che tra loro non c’entrano niente. Il videogame è riuscito a mescolare dinosauri, divinità nordiche e greche, mummie, ecc. in un solo gioco , il che se lo si vede come solo un platform alla Super Mario non è un difetto, ma se visto legato alla storia lo è. Tutti gli elementi, per quanto intriganti, sono fin troppo sconnessi e per tutto il tempo si ha l’impressione di affrontare la classica “americanata”.
Molto bello il plot twist finale ma per il resto la storia è abbastanza confusa e piatta.

A differenza di Legend questo remake del primo capitolo funge proprio da reboot e, un po’ come Tomb Raider 2013, mostra una Lara ancora inesperta anche se non ai livelli di quest’ultimo. Nel corso del gioco infatti la accompagniamo in un percorso non solo fisico per via delle numerose avventure, ma anche morale dato che Lara sarà costretta a compiere delle scelte etiche complesse tra cui quella di uccidere o meno alcuni esseri umani. Si ritrova costretta dal caso a difendersi contro di loro, naturalmente provando rimorso e non piacere come i propri nemici. Hanno sviluppato molto bene questo aspetto di Lara ma hanno approfondito poco il suo passato e il suo carattere, rendendola più un “modello” di eroina che un personaggio a tutto tondo. Potevano anche aggiungere qualcosa nella mini quest sulla residenza Croft, ma lì è stato fatto un lavoro parecchio approssimativo.

Il gameplay è stato migliorato per certi aspetti ma è rimasto fossilizzato nel passato per altri. Spesso bisogna fare tanto backtracking anche a causa dei punti di salvataggio messi a caso e, soprattutto, bisogna prendere il punto preciso per saltare, sempre con il rischio che il comando non risponda. I livelli di Atlantide, soprattutto quello della piramide, sono veramente assurdi da completare e in quello precedentemente menzionato bisogna avere un tempismo e una fortuna pressochè perfetti durante la scalata.
In poche parole i livelli non sono stati semplificati eccessivamente, il che da un lato non è un male, ma non è simpatico nemmeno cercare per tre ore l’appiglio semiinvisibile giusto, la strada corretta in mappe labirintiche e di non morire per un salto iperpreciso durante un meccanismo a tempo.

foto non nostra

Il salto con aggancio è meno “meccanico” anche se manualmente si può mettere l’impostazione per renderlo simile a quello per PS1 per cui bisogna premere anche un altro tasto per potersi apprendere a qualcosa. Lo stesso però, come menzionato prima, spesso già risulta ostico farlo con un solo tasto, figuriamoci con due. Si possono poi usare le pistole e le armi di ricambio per sparare ai nemici e usare il rampino per appendersi alle pareti. Il rampino doveva essere pure perfezionato in quanto spesso, come in Egitto, il gioco ha una sorta di bug per cui Lara cade su una sporgenza quasi invisibile e non riesce dunque a completare l’oscillazione. Oltre a questo problema c’è anche quello del salto all’indietro, presente pure soprattutto nei livelli in Egitto.
Un elemento strutturato male ma essenziale per andare avanti nel gioco è la schivata. Quest’ultima è una sorta di quick-time event in cui bisogna schivare e sparare a un nemico per togliere più vita, cosa utile se non essenziale soprattutto per i boss. Il punto è che non sempre si attiva o il boss va nella stessa direzione interrompendola e vanificando gli ottocento tentativi fatti, soprattutto quando si tratta del primo e dei centauri.

Nel corso del gioco incontrerete svariati nemici, alcuni dei quali più fastidiosi di altri. Ci saranno classici animali selvatici (topi, pipistrelli, leoni, orsi, ecc.), creature tipiche del macrolivello (velociraptor, mummie, centauri, ecc.) e i boss finali di ogni macroarea come dei fastidiosi centauri con poteri e un Tirannosauro che sarà in grado di farvi perdere tutta la pazienza che avete in corpo. Paradossalmente man mano che si va più avanti i boss diventano più semplici da abbattere anche se i nemici dell’ultimo macrolivello saranno particolarmente insopportabili, soprattutto durante la scalata della piramide.
Le altre armi che potrete recuperare nel mondo di gioco (fucile, doppia calibro .50 e doppia mitraglietta) saranno relativamente utili nel corso dell’avventura in quanto non hanno chissà quale potenza, ma comunque vi potranno essere d’aiuto per abbreviare le lotte contro i nemici anche se di poco.

screenshot non nostro

Nonostante ci siano numerose migliorie grafiche, il gioco per PS2 non risulta del tutto ottimizzato ma già con le altre console si ha qualche miglioramento in più. Non si hanno infatti gli stessi poligoni visibili del primo capitolo e le texture sono molto più nette anche se, nel complesso, per PS2 non è stato fatto un lavoro perfetto come per le altre piattaforme, in cui si è data una maggiore attenzione soprattutto alle ambientazioni pur non essendo stato fatto un lavoro totalmente ineccepibile anche lì.

Nel gioco ci sono poi dei collezionabili che vi permettono di sbloccare musiche, bozzetti e costumi alternativi. I collezionabili sono le reliquie e gli artefatti ma per ottenere tutto bisogna fare anche le sfide a tempo. Nelle aree di gioco potrete raccogliere, anche se ben nascosti, medikit, munizioni per le altre armi, armi speciali e tali manufatti ma spesso dovete aguzzare la vista e l’ingegno per trovarli, motivo per cui si consiglia una guida se li si vuole ottenere tutti. Sia le sfide a tempo che i manufatti sono anche essenziali per le versioni in cui ci sono i trofei (non PS2 ma successive) assieme al completamento di alcuni livelli senza morire, cosa consigliata solo dopo aver attivato i trucchi anche se comunque molto ostica. L’ottenimento di tutti i trofei non sarà una passeggiata e richiederà molto tempo e pazienza, anche se non tutti gli obiettivi sono impossibili.

Tomb Raider: Anniversary è un capitolo unico e dimenticabile allo stesso tempo all’interno della nota saga. Poteva essere fatto molto di più per un remake di questo calibro, soprattutto dal punto di vista del gameplay, ma tutto sommato comunque non è nemmeno da considerare come uno dei capitoli peggiori di Tomb Raider.

CONTENUTO:3
PIACEVOLEZZA:3.5
GRAFICA:3.5 (anche 3.8 per le altre versioni)
MECCANICHE DI GIOCO:3
DIFFICOLTÀ: Facile-media
SOUNDTRACK:3.5
DOPPIAGGIO:3.5/4
ORIGINALITÀ DEL CONTENUTO:2.5
DIFFICOLTÀ PLATINO: Media
VOTO MEDIO:3.3
-Jade

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