Recensione Signal-1° stagione

Nonostante sia poco conosciuta qua in Italia, Signal (시그널, Siguneol in coreano) è una delle serie coreane più viste di sempre. Ispirata alla serie di omicidi di Hwaseong, la serie mescola elementi fantastici come i viaggi nel tempo con i classici polizieschi, riuscendoci parecchio bene.

Park Hae-young è un giovane profiler che non crede molto nel corpo di polizia a causa di ciò che è successo al fratello in passato. La sua vita cambia quando trova un walkie talkie che lo mette in contatto con Lee Jae-han, il detective a cui appartiene l’oggetto. C’è solo un piccolo problema: Lee Jae-han proviene dal passato e lo chiama nei suoi ultimi momenti di vita, dicendogli però che in futuro il walkie talkie li rimetterà di nuovo in contatto. Grazie a Lee Jae-han dal passato, Park Hae-young riesce a risolvere numerosi casi irrisolti nel presente, al punto che viene istituita proprio una sezione della polizia dedicata proprio a questi ultimi. Tra gli innumerevoli casi ci sono anche quello legato al fratello di Park Hae-young e quello di Lee Jae-han, i quali sono estremamente collegati.

La serie, molto interessante, alterna momenti del passato con momenti del presente. Nei momenti del passato vediamo come protagonista Lee Jae-han, un detective pignolo, riservato ma al contempo amante della giustizia e del proprio lavoro. Spesso ci saranno delle scene con lui e Cha Soo-hyun, all’epoca una detective ancora in erba che Lee Jae-han aveva preso sotto la sua ala protettiva, inizialmente non capendo la cotta di lei per quest’ultimo. Ci saranno dunque scene personali alternate con quelle dei casi, le quali sono presenti in maggior numero e sono quelle più rilevanti dato che ad ogni contatto con Park Hae-young nel presente c’è il rischio che il continuum spazio-temporale cambi a causa di alcune scelte e azioni differenti di Lee Jae-han. Le scene nel presente si concentrano invece sui casi e sulla loro risoluzione, con eventuali cambiamenti temporali di cui però solo Park Hae-young si rende conto in quanto l’unico con il “potere” di entrare in contatto con Lee Jae-han e dunque modificare l’andamento degli eventi. Non sempre gli aiuti saranno efficaci e anzi, spesso, l’interazione tra i due porta a nuove tragedie evitabili, anche se naturalmente ciò non accade sempre e talvolta permette loro di salvare degli innocenti.

Le premesse della serie sono interessanti e proprio per questo, soprattutto per i primi episodi, si rivela estremamente scorrevole. Molte scene inutili e altre letteralmente ripetute, però, rallentano eccessivamente il ritmo, facendo diventare la serie meno intrigante con l’avanzare degli episodi nonostante i casi siano molto interessanti.
Altro problema della serie consiste nella realizzazione dei personaggi, tutti poco caratterizzati e anche un po’ contraddittori.
Lee Jae-han nel passato ad esempio sembra quasi avere due personalità differenti in quanto quando viene a contatto con Cha Soo-hyun cambia completamente. Park Hae-young e quest’ultima, sebbene indurita con gli anni e gli eventi, sembrano invece i personaggi più consistenti, anche se pure loro potevano essere approfonditi molto meglio. Tra i personaggi di spicco ci sono invece i poliziotti corrotti, anche loro poco caratterizzati ma delineati abbastanza bene.

Gli attori sono stati in gamba, soprattutto Cho Jin-Woong, anche se nessuno ha regalato un’interpretazione memorabile.

Signal è una serie tv emozionante e ricca di suspense che però viene frenata eccessivamente dalla sceneggiatura “allungabrodo” ricca di scene inutili e ripetute che potevano essere sostituite da altre in grado di sviluppare meglio i personaggi. Nel complesso è una serie più che valida ma forse un tantino troppo lenta. Promossa in ogni caso.

CONTENUTO:3.8
PIACEVOLEZZA:3.8
SCORREVOLEZZA:2.5/3
RECITAZIONE:3/3.5
ORIGINALITA’:3.5/4
VOTO MEDIO:3.5
-Jade

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