Recensione film Umma di Iris K. Shim

La figura della madre ha sempre ispirato numerose leggende e prodotti di genere horror. Il folklore asiatico è non solo è ad esempio pregno di leggende e spiriti legati alla figura materna e la regista Iris K. Shim ha voluto riprenderla in Umma, che in coreano significa proprio “madre”.

Amanda è un’immigrata sudcoreana che, dalla morte della madre, vive isolata in una fattoria assieme alla figlia. Avendo paura dell’elettricità e della tecnologia a causa di alcuni traumi passati, la donna vive isolata in tutti i sensi dal mondo e riesce a tirare avanti solo grazie alla produzione di miele. A risentirne è la figlia, la quale vorrebbe poter condurre una vita normale e frequentare il college, ma la madre è rigida e severa riguardo a questo. La loro vita viene stravolta quando vengono consegnate ad Amanda le ceneri della propria madre, cosa che le ricorda il mondo e la cultura che lei ha deciso di abbandonare dopo aver tagliato i rapporti con la propria umma. In seguito a questo evento Amanda inizierà ad essere perseguitata da visioni e spiriti del folklore coreano, tra cui quello della propria madre, che sembra portare rancore verso la figlia.

L’uso del folklore coreano era una buona idea ma la realizzazione di questo film, purtroppo, ha lasciato parecchio a desiderare. Portare gli spiriti e il folklore della Corea internazionalmente era una buona occasione per mescolare la corrente horror asiatica con quella occidentale, soprattutto vista la presenza nel cast di un’attrice nota al pubblico come Sandra Oh, ma la regista e sceneggiatrice non è riuscita a creare una trama coesa e priva di clichè, i quali sono invece presenti più che in abbondanza.
La storia sembra essere stata costruita proprio intorno a una serie di stereotipi e a bozze di figure del folklore coreano, con jumpscare prevedibili tanto quanto la trama. Zero suspense e zero storia avvincente, non proprio un ottimo connubio per un horror.

A salvare il film è solo la recitazione del cast, che vanta di una validissima Sandra Oh e di altre figure note come Odeya Rush, Dermot Mulroney e Fivel Stewart.
In poche parole Umma è un’occasione mancata, un’accozzaglia di clichè mescolati male che riescono a rendere noioso e prevedibile un film seppur breve come questo.

CONTENUTO:1.5/2
PIACEVOLEZZA:1.5
SCORREVOLEZZA:1.5/2
RECITAZIONE:3.5
ORIGINALITA’:1.5/2
VOTO MEDIO:2
-Jade

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