Recensione film Marnie di Alfred Hitchcock

Marnie è uno dei film più particolari e complessi della filmografia hitchcockiana, uno dei più introspettivi nonchè visionari avendo portato fin troppo in anticipo delle tematiche scomode, ai tempi poco apprezzate. Allo stesso tempo è un po’ un film specchio, un’opera che pur analizzando un soggetto distante dalla realtà simula il rapporto ostico tra il regista e l’attrice che qui interpreta Marnie, Tippi Hedren, con cui ha avuto un rapporto particolarmente turbolento.

Marnie è una donna psicologicamente debole che, a causa di un trauma passato, è cleptomane e ha diverse fobie. Quest’ultima si fa assumere e deruba i posti in cui lavora per poi cambiare totalmente identità e ripetere la stessa situazione numerose volte, il tutto per placare quell’impulso di rubare. Nel tentativo di scomparire nuovamente, come se implicitamente anche riconoscesse vergogna per se stessa, cambia identità e diventa la segretaria di Mark Rutland. Quest’ultimo la nota sin da subito e, nonostante sappia dei suoi problemi, se ne invaghisce perdutamente, arrivando a cercarla dopo aver compiuto il furto presso la sua azienda. Qui la minaccia: o la sposa e lui mette a tacere qualsiasi voce sulla sua cleptomania o finisce in guai seri. La donna, svogliatamente, accetta, ma proprio durante la luna di miele tutte le sue fobie, i suoi traumi, rivengono a galla, facendo capire a Mark che qualcosa la turba dal profondo e le impedisce di vivere.

Qualsiasi cosa in questo film è “malata” come avrebbe suggerito lo stesso Truffaut. Ogni personaggio è ossessionato da qualcosa che, in automatico, lo rende debole e incline a una psiche danneggiata. Tutto parte dalla madre di Marnie, ossessionata dalla purezza e dalla religione perchè in passato, facendo la prostituta, ha attirato l’attenzione di un marinaio molesto, per poi passare a Marnie, spaventata dalle tempeste, dall’accostamento rosso-bianco e dal rapporto carnale con gli uomini, tutto per via di quello stesso marinaio citato prima.

A fine film, però, arriva infatti il chiarimento su tutto ciò che è successo veramente: Marnie ha ucciso un marinaio che, come si intuisce dal film, aveva molto probabilmente un’attrazione morbosa per lei da bambina. La scena, quella con più pathos e la più energica, viene riproposta attraverso una ricostruzione che sta tra il presente e il passato, tra una Marnie che spaventata dalla tempesta nel presente urla come una bambina e ammette la sua colpa e una bambina che invece fa di tutto per difendere se stessa e la madre, la quale ha avuto danni permanenti alla gamba in seguito alla colluttazione con il suo cliente marinaio. Così Marnie rievoca l’uccisione di quest’ultimo, capendo il motivo per cui ora ha tutte quelle fobie.

L’accostamento bianco-rosso è quello tra la divisa bianca dell’uomo e il rosso del sangue, la tempesta le ricorda quella notte e il contatto fisico con gli uomini la disgusta e turba proprio per via di questo evento. Pur essendo stata una vittima, Marnie si è però resa carnefice uccidendo un uomo che, effettivamente, era privo di armi, cosa che le causa in lei un trauma ancora più complesso che, unito alla cornice e alla successiva ossessione religiosa della madre, la fanno vergognare di se stessa.

A fine film, però, ci si rende conto che in fondo non si sa chi tra Marnie e il marinaio avesse veramente tutta la colpa. Entrambi sono stati colpevoli ma si punta tutto sul non detto, sui gesti, come se lo spettatore-detective dovesse fare le sue conclusioni da solo e assegnare il ruolo di vittima-carnefice a una persona in particolare.

Questi tre personaggi, però, non sono gli unici ad avere un’ossessione. Persino Mark ne ha una, cioè quella per la bella quanto distante Marnie. Nonostante sia instabile e ha commesso gravi crimini lui la perdona, anzi, cerca di scoprire l’origine del suo trama non tanto per liberarla dai mali che la perseguitano, ma per manipolarla, plasmarla e averla tutta per sè. La forza in un matrimonio non voluto e cerca di cambiarla a tutti i costi perchè è attratto dalla sua bellezza ma rifiuta le sue debolezze, tanto che ciò viene reso noto durante la luna di miele.

Tippi Hedren è stata formidabile e si è calata perfettamente nei panni di Marnie, così come in fondo anche Sean Connery pur non aver dato un’interpretazione così magistrale. Ottimo anche il lavoro di trucco considerato che la madre di Marnie, Louise Latham, fosse di poco più grande di Tippi Hedren.

Marnie è uno dei film più incompresi di Hitchcock, uno dei più scostanti e complessi pur presentando alcuni difetti. Forse non sarà il favorito della critica, ma per Hitchcock sarà uno di quelli più emotivi e impulsivi della sua carriera.

CONTENUTO:3.5
PIACEVOLEZZA:3.5
SCORREVOLEZZA:3.5
RECITAZIONE:3.5
ORIGINALITA’:4
VOTO MEDIO:3.6
-Jade

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