Recensione film Judas and the black Messiah di Shaka King

Judas and the black Messiah sancisce la ricondivisione dello schermo di Daniel Kaluuya e Lakeith Stanfield, i quali già si sono incontrati sul set di Scappa-Get out. Il duo mostra di avere la chimica necessaria per girare un film biografico importante su uno dei leader delle pantere nere: Fred Hampton. Quest’ultimo è il black Messiah cui si rifà il titolo dato che, grazie ai suoi insegnamenti, al suo pacifismo e alla sua lotta carismatica per ottenere uguali diritti ai bianchi, per molti è stato come un messia nero. Il Judas in questione, invece, è interpretato da Lakeith, il quale riveste egregiamente i panni di William “Bill” O’ Neal.

A Chicago William “Bill” O’ Neal si spaccia come un agente dell’FBI per rubare auto ma, dopo l’ennesimo furto, viene trovato e costretto a una scelta: sei anni di carcere o fare da infiltrato nel gruppo di Pantere nere locale. Naturalmente egli sceglie la seconda opzione e così si avvicina ben presto al leader delle Pantere nere: Fred Hampton. Pur svolgendo il proprio lavoro da informatore, Bill nutre una sincera ammirazione per Fred, che trova carismatico e motivato da buoni propositi. Lo stesso vale anche per Roy Mitchell, uno degli agenti che lo affianca e che è sinceramente antirazzista. Entrambi, però, sanno che devono fare il loro lavoro e ciò li porterà in una spirale di tradimenti sia nei confronti di altre persone che verso loro stessi e la loro morale.

William O’ Neal è il Judas (Giuda) della situazione. Pur di ottenere la propria libertà arriva a tradire quello che per lui era ormai un amico e lo porta ad una tremenda morte. Lui crede sinceramente negli ideali delle Pantere nere ma sa che deve svolgere i propri compiti, per cui accetta qualsiasi ordine, persino quello che si rivelerà fatale per Fred e molti altri. Pur conoscendo i problemi del sistema, che si rivela fortemente contro gli afroamericani in genere, lui e Mitchell non si oppongono ad esso e lo accettano passivamente, diventando complici di persone razziste e violente che non si limitano ad incarcerare gli oppositori, ma a torturarli e ucciderli. Ciò succede anche a Fred Hampton, il quale, ritenuto una minaccia semplicemente perchè fa valere i propri diritti, viene ucciso brutalmente da coloro che, in realtà, dovrebbero proteggere i diritti della gente. Giuda dunque non è più solo Bill, ma anche l’FBI, un sistema corrotto che, pur di raggiungere i propri scopi, non solo non difende i civili, ma li uccide considerandoli delle finte minacce. Giuda è dunque il sistema, Giuda sono quelle persone che hanno tradito pure i loro ideali pur di non ribellarsi e stare al loro posto, Giuda sono tutti coloro che, pur essendo sinceramente antirazzisti, sono stati in silenzio nei confronti degli abusi e soprusi verso le persone afroamericane, sottostando a frasi e azioni razziste.

Il messaggio del film è chiaro e si fa sentire, ma il problema sta in una sceneggiatura discreta ma pesante, da una durata un po’ troppo eccessiva di un film ricco di scene ridondanti. Il messaggio e la recitazione dei tre pilastri (Lakuuya, Stanfield e Plemons) valgono da soli la visione della pellicola, la quale però non è esente da difetti e si rivela fin troppo “pesante” a causa della durata inutilmente eccessiva.

CONTENUTO:3
PIACEVOLEZZA:3
SCORREVOLEZZA:2.5
RECITAZIONE:3.5
ORIGINALITA’:3.5
VOTO MEDIO:3
-Jade

FILM DA OSCAR:
Agli Oscar 2021 il film ha vinto i premi per la Migliore canzone (Fight for you) e il Miglior attore non protagonista (Daniel Kaluuya) ed è stato candidato per Miglior film, Miglior attore non protagonista (Lakeith Stanfield), Migliore sceneggiatura originale e Migliore fotografia.

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