Recensione film Fino all’ultimo indizio di John Lee Hancock

Fino all’ultimo indizio (The little things) è stato uno dei film più aspettati l’anno scorso per via del cast importante che comprende Denzel Washington, Rami Malek e Jared Leto. All’inizio si vociferava anche qualche candidatura per gli Oscar, ma si è fermato ai Golden Globes con la candidatura come Migliore attore non protagonista per Leto. Da un lato è meglio così, perchè Fino all’ultimo indizio è un thriller-noir discreto, ma veramente è qualcosa che non si è mai visto?

Il vice sceriffo John “Deke” Deacon viene chiamato per raccogliere e analizzare delle prove legate a un recente omicidio. Pur venendo spinto ad andare in pensione, egli accoglie il caso e aiuta il nuovo capo detective, Jimmy Baxter, a risolvere il caso. John scopre che il modus operandi dell’assassino è simile a quello di alcuni casi che lui aveva seguito anni prima e per cui stava perdendo la testa talmente ne era ossessionato. Decide quindi di provare a scovare l’assassino ad ogni costo ma sia lui che Jimmy fanno dell’indagine un’ossessione, arrivando a fare delle azioni illecite e immorali pur di dare una fine solo teorica al tutto e poter ritornare alle loro vite.

Si capisce palesemente che Fino all’ultimo indizio è un film che è rimasto in produzione per più di trent’anni. Sembra sia stato preso dagli anni ’90, messo nel congelatore e scongelato ora tanto per. Naturalmente il prodotto di base, però, non cambia, per cui abbiamo una sceneggiatura “vecchia” in un futuro in cui ormai appare unicamente datata e ripetitiva, un patchwork di vari film thriller e noir i cui pezzi non combaciano perfettamente.

Entrambi i protagonisti rispecchiano alcuni degli stereotipi dei thriller-noir e sono parecchio scontati nonchè l’uno lo specchio dell’altro. Entrambi fanno del caso un’ossessione e diventano completamente distaccati da tutto il resto, ma ciò impedisce loro di notare i dettagli, “le piccole cose” del titolo che però qui sfuggono sia a Deacon che a Baxter. C’è una sorta di ciclicità secondo cui, specularmente, i due protagonisti nel passato e nel presente ripetono le stesse identiche azioni. I due si scervellano a trovare il colpevole ma non riescono e prendono dei buchi nell’acqua uno dopo l’altro. Pur di far filare il tutto automanomettono l’indagine e loro stessi, compiendo azioni sbagliate dettati dalla furia ossessiva.

Non c’è però coinvolgimento nella storia nè generale nè dei personaggi e, man mano, così come i protagonisti, ci si distacca dalla visione del film, che si completa a forza per via di una trama prolissa, vecchia, ridondante e dalla durata eccessiva.

Gli attori sono l’unico lato positivo, anche se sia Malek che Washington sono riusciti a fare molto di meglio, tanto che qui sembrano più che sottotono. Leto è stato in gamba sì, ma in fondo ha interpretato un ruolo che non gli è nuovo e che ormai sa come gestire. Il resto del cast, complice l’inutilità dei personaggi che interpreta, non riesce affatto a spiccare, rimanendo un semplice contorno delle tre star protagoniste.

In poche parole la stessa storia si ripete nel passato e nel presente, portando a un film datato dalla durata fin troppo eccessiva che non riesce affatto a coinvolgere lo spettatore, facendogli capire che, di fatto, l’unica cosa meritevole nel film è forse solo l’interpretazione di Leto, al quale però sembra essere stato affidato un personaggio appositamente cucito sul suo.

CONTENUTO:2
PIACEVOLEZZA:1.5
SCORREVOLEZZA:2
RECITAZIONE:3
ORIGINALITA’:0
VOTO MEDIO:1.7
-Jade

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