Recensione videogioco The last of us

The last of us è una delle serie videoludiche più premiate di sempre e non a caso visto che entrambi i capitoli sono dei capolavori assoluti. Quest’esclusiva PS nasce nel 2013 per PS3 con il primo capitolo The last of us, il quale ha ottenuto una remastered per PS4 in quanto considerato cult.
Il gioco non è il classico horror con degli zombie, ma è un’opera molto più complessa che parla di umanità e scelte difficili, un gioco che riesce a toccare i cuori di tutti videogiocatori grazie a delle scene che rimarranno per sempre dei cult come quella famosa della giraffa.

2013 non è solo l’anno di uscita del gioco, ma anche quello in cui tutto inizia. Durante quest’anno, infatti, negli USA c’è un’epidemia legata al fungo Cordyceps che, mutato, rende aggressive le persone. Joel, il protagonista, si ritrova a scappare dalla propria casa con la figlia tredicenne Sarah e il fratello Tommy, ma si ritroverà a subire un brutto colpo a causa dell’esercito. Venti anni dopo lui e Tess, una sua amica e “collega” di contrabbando, si trovano in una delle ZQ (zone di quarantena) di Boston e devono contrabbandare delle armi, o almeno questo è quello che dovevano fare inizialmente. A causa delle Luci, una fazione di ribelli che è contro l’esercito della FEDRA, Joel e Tess devono fare una piccola deviazione e trasportare una ragazzina quattordicenne, Ellie, fuori dalla ZQ per portarla all’ex Palazzo del Governo, dove ci sono le altre Luci. I due iniziano il cammino con Ellie ma una serie di imprevisti li porterà a dover fare ben più di un semplice viaggetto fuori dalla ZQ. Joel ed Ellie, così, si ritroveranno da soli ad attraversare diverse zone dell’America alla ricerca delle Luci, le quali vorrebbero la ragazzina in quanto è l’unica immune al Cordyceps essendo stata morsa e non trasformata.

The last of us è un’escalation di emozioni con un climax che, proprio come accade a Joel, ci farà sempre più sentire vicini a quella ragazzina sempre pronta a fare battutine e cercare barzellette divertenti. Da una semplice operazione di contrabbando inizia il lungo viaggio di Joel ed Ellie che li porterà ad avvicinarsi sempre di più a ciò che veramente entrambi cercano: una famiglia.
Joel, infatti, dopo la morte della figlia è diventato solitario e si fida solo della compagnia di Tess dato che lui e il fratello hanno preso strade differenti. Ellie, invece, è sempre stata da sola a causa della prematura morte dei suoi e dell’unica amica che aveva, Riley, che ha visto trasformarsi quando entrambe sono state morse. L’unica paura di Ellie, come dice nel gioco, è quello di rimanere sola, tanto che ogni volta che all’inizio Joel vorrebbe “liberarsi” di lei se la prende con lui, arrivando anche a delle reazioni eccessive come scappare con un cavallo. Ellie rivede subito in Joel una figura paterna che non ha mai veramente avuto, mentre l’uomo fatica ad accettare il fatto che Ellie, per lui, stia diventando sempre di più come una figlia. Joel arriverà a fare di tutto per Ellie, al punto addirittura da mentirle, alla fine, su quella che sarebbe dovuta essere la sua “missione” presso le Luci con conseguenze che si vedranno nel secondo capitolo.

Le ambientazioni, le storie all’interno della storia che fanno commuovere e il continuo cercare di sopravvivere in un mondo ormai ostile spingono il giocatore ad andare sempre avanti, facendo una sorta di binge-playing che lo porterà a finire il gioco abbastanza presto, complice anche il fatto che non siano presenti molti capitoli per quanto abbiano una durata discreta.

Il gioco presenta elementi dell’avventura dinamica mescolati a quelli di un survival horror e uno stealth, quest’ultimo più evidente nelle modalità più difficili. Non ci sono missioni secondarie e la storia, dunque, è lineare, ma gli elementi di survival e i combattimenti in generale sono molto interessanti.
Tra gli elementi tipici di un videogioco di sopravvivenza c’è la creazione di oggetti, indispensabile per poter proseguire nella storia e uccidere nemici. Raccogliendo alcune parti nelle varie zone in cui andrete (tipo bende, alcool, lame ecc.) potrete fabbricare coltelli (utili per lo stealth e per aprire le porte chiuse piene di oggetti e munizioni), armi da mischia potenziate, medikit, molotov (utilissime per stendere i Bloater e gruppi di nemici), bombe di chiodi e bombe fumogene. Cercate di esplorare le varie aree il più possibile per andare alla ricerca di materiali per la creazione, di ingranaggi, di medikit parziali, di piantine (con il simbolo delle pillole anche se ricordano un po’ quelle dei Resident Evil) e naturalmente collezionabili.
Gli ingranaggi vi serviranno per potenziare le armi che otterrete nel corso del gioco in degli appositi banchi da lavoro ma fate attenzione perchè, se non disporrete degli attrezzi necessari, non potrete migliorare le armi del tutto. Vi consiglio dunque di cercare nelle varie aree di gioco anche questi attrezzi per migliorare le vostre armi al massimo, anche se per perfezionarle tutte e ottenere anche tutti i potenziamenti per se stessi tramite le pillole vi serviranno due run (di cui una + naturalmente).
Le pillole/piantine servono dunque per dei miglioramenti legati a Joel come un aumento del raggio d’ascolto, della salute massima e la possibilità di uccidere un clicker con un coltello. Questi tre sono i miglioramenti che vi consiglio maggiormente visto che saranno necessari andando avanti con l’avventura, soprattutto gli ultimi due.

I collezionabili, che potrete trovare sparsi nelle varie aree di gioco, sono molteplici e interessanti visto che i reperti (i documenti) sono utilissimi a capire meglio il mondo di The last of us. Essi comprendono: 14 fumetti, 30 piastrine delle luci (per le quali dovrete aguzzare maggiormente la vista visto che possono pure trovarsi appese a degli alberi), 85 artefatti (i vari documenti), 12 manuali di addestramento (che servono a potenziare alcune abilità del personaggio e in particolar modo armi e medikit) e i 5 attrezzi per migliorare la fabbricazione delle armi. Ad essi si aggiungono materiali, ingranaggi e pillole come riportato sopra, porte da aprire con il coltello (le quali sbloccano un trofeo apposito) e conversazioni, anche queste utili ai fini del gioco e della storia visto che vi faranno capire molti aspetti in più.
Cercare dei collezionabili vi farà sbloccare vari trofei dedicati ad essi, permetterà di migliorarvi e di scoprire nuovi elementi della storia e molto background ma naturalmente vi toglierà del tempo. Per fortuna il numero di collezionabili è segnato nella selezione capitoli per cui, se ne avete perso qualcuno, sarà più semplice ritrovarlo rigiocando a un capitolo. Lo stesso però non vale per le conversazioni, le quali si sbloccheranno in vari punti spesso interagendo con qualcosa. Queste non sono segnate per cui seguite una guida apposita se volete ottenere il trofeo e vedere interagire, con scambi interessanti, i protagonisti.

I combattimenti possono avvenire in due modi: stealth, consigliato nelle modalità successive a normale, e “uccidiamo rumorosamente ogni cosa che respiri”. In modalità normale potrete alternare benissimo i due, specialmente quando sarete a secco di munizioni, ma in modalità più difficili dovrete puntare tutto sullo stealth o sull’evitare direttamente, quando possibile, intere aree di nemici.
Andando avanti con il gioco o abbastanza subito se giocate una nuova partita+ avrete un arsenale di armi abbastanza vasto e adatto ad ogni occasione. Avrete 4 tipi di pistole (9 mm, El Diablo, revolver e Shorty) e 6 armi principali (fucile da cecchino, a pompa, d’assalto e da caccia, lanciafiamme, arco) ma nello stealth l’unico utile sarà l’arco. Si possono anche usare le armi da mischia potenziate o non contro singoli nemici oppure passare al combattimento a mani nude, ma quest’ultimo è abbastanza sconsigliato a meno che non abbiate a che fare con un singolo nemico alla volta. Con gruppi consistenti si possono usare anche bombe e molotov, queste utilissime anche contro i Bloater che praticamente muoiono con tre di queste in modalità normale.

La modalità stealth, invece, prevede che non ci si faccia vedere dai nemici. Di solito gli npc nemici seguono dei pattern specifici ma variano da partita a partita per cui può capitarvi che, dopo una morte, seguano un pattern differente (e probabilmente più adatto allo stealth). Una volta individuato il pattern si possono strangolare e uccidere i nemici singolarmente non facendosi sentire nè vedere, ma per i clicker la cosa funziona diversamente.
Per distrarre i nemici si possono anche lanciare degli oggetti come bottiglie o mattoni, i quali possono essere usati anche come armi improvvisate in combattimento se necessario ma nello stealth è meglio evitare. Per il resto bisogna avere molta pazienza e cercare di capire i pattern senza farsi vedere o, se ciò dovesse accadere, disperdendo le proprie tracce.

I nemici umani sono quelli più semplici da uccidere o evitare sia stealth che non, con una piccola differenza per quelli corrazzati, ma gli infetti invece richiedono qualche piccola accortezza in più.
Innanzitutto bisogna distinguerli in quattro categorie principali. Tra i più basici ci sono i Runner che sono lo stadio iniziale dell’infezione e sono degli esseri umani più veloci e aggressivi, poi ci sono gli Stalker, il secondo stadio, che sono praticamente dei runner ancora più veloci e agili (e a modo loro più “nascosti”). Più complessi sono i Clicker, terzo stadio, che sono già più letali in quanto possono essere uccisi solo con il coltello o armi (no mani nude a meno che non si abbia la perk per usare il coltello) e, pur non vedendo, sono capaci di ecolocalizzare Joel (quando fanno versi strani fermatevi un secondo perchè stanno ecolocalizzando), e i Bloater, l’evoluzione definitiva e più difficile da abbattere visto che vi richiederà l’uso di molteplici munizioni o, in modalità normale, tre molotov. Questi ultimi sono quelli che sono stati infettati da più tempo e sono in grado di lanciare delle spore acide nocive per il personaggio, motivo per cui sono considerati come dei mini boss a tutti gli effetti.

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La cosa “positiva” anche se dà fastidio ai fini del realismo, è che i nemici non hanno un’IA molto sviluppata per cui, anche se passerà loro dietro, non noteranno Ellie o Tess, le quali però sono abbastanza inutili anche in combattimento. In modalità realismo i nemici sono semplicemente più sensibili e capiterà che runner e stalker vi vedano più spesso, anche se stanno divorando un cadavere (tipo nel primo incontro), ma al di là di questo saranno quasi sempre indifferenti agli accompagnatori di Joel e punteranno sempre su di lui.
Non è nemmeno buono il fatto che, pur non essendo mai visti, gli accompagnatori di Joel non lo aiutano quasi mai nel combattimento e si rivelano dei Paperino della situazione (chi ha giocato ai primi due Kingdom Hearts capirà). Nelle modalità stealth sarebbe ottimo se questi eliminassero anche solo un NPC nemico ma invece no, saranno utili solo a mettersi in mezzo ai piedi quando dovete andare in una stanza o nascondervi dietro qualcosa.

Graficamente parlando la versione remastered (quella a cui la sottoscritta ha giocato) è valida ma non presenta eccessive migliorie, tanto che molte volte ci sono dei cali di frame. Non ci si può comunque lamentare nè per questa versione nè per quella 2013, questa graficamente avanzata per i tempi. Pur non essendo perfetta e precisissima viene dunque promossa, anche se sono presenti diversi bug o, come detto prima, cali di frame in cui la grafica appare un po’ sfocata.

Passiamo ad uno dei tasti dolenti del gioco assieme all’IA degli NPC scadente: i trofei. Chi ha inventato i trofei di questo gioco merita un girone dell’inferno tutto per sè in quanto, pur non essendo tanti e apparentemente nemmeno tanto difficili, sono in realtà insidiosi. Quelli dei collezionabili sono i più semplici da ottenere fatta eccezione per Riciclatore, che incorre certe volte a dei bug, e quello legato alle conversazioni, le quali non sono semplici da scovare ed è facile mancarne più di una. Si passa poi a quelli del multigiocatore, che a mio parere dovrebbero essere sempre messi a parte per non rompere alle povere anime che non hanno il Plus e in ogni caso si seccano a fare una cosa più che opzionale per il platino, e quelli più complessi in assoluto: i replay. Voi ora direte: che ci sarà di male nel rigiocare una storia? Il problema è che dovrete rigiocarla minimo quattro volte visto che una volta va fatta in modalità normale, una normale + per prendervi i trofei sui collezionabili e miglioramenti mancati, una in realismo e una in realismo +. Fino a normale + nulla di male, ma già solo un capitolo in modalità realismo vi farà passare la voglia di continuare. Il problema di questa modalità è che è molto legata alla fortuna in quanto, come detto prima, si basa tutta sullo stealth. In primis i pattern dei nemici cambiano spesso e magari quelli che vedrete al 100% in una guida per passare in un combattimento saranno diversi dai vostri. Questi sono aggirabili ma richiedono pazienza, mentre un’altra cosa no: il drop rate. Ad alcuni capita che quasi sempre, anche se in maniera minore rispetto alle altre modalità più semplici, i nemici lascino al giocatore delle munizioni da usare, essenziali per andare avanti, ma ad altri no. Quelle dell’arco saranno fondamentali e, se non ve le rilasciano, mi duole dirvi che siete abbastanza fregati. Pensate che dovrete sperare nella fortuna sia la prima volta che la seconda in nuova partita + e che, a differenza di altri giochi della Naughty Dog come Uncharted, non ci sono trucchi per munizioni infinite e oneshottare i nemici, e vi passerà la voglia di platinare il gioco e probabilmente desidererete di essere in una stanza con tre clicker piuttosto che continuarlo.

In conclusione The last of us è un gioco praticamente perfetto che ha solo pochi difetti legati al combattimento e alla grafica, ma, per il resto, è un’esperienza che va fatta almeno una volta nella vita e, soprattutto, va goduta fino all’ultimo istante.

CONTENUTO:5
PIACEVOLEZZA:5
GRAFICA:3.5/4
MECCANICHE DI GIOCO:4
BONUS
DIFFICOLTÀ: Facile (modalità normale, molto difficile per il realismo per il platino)
SOUNDTRACK:3.5/4
DOPPIAGGIO:5
ORIGINALITÀ DEL CONTENUTO: 4.5
DIFFICOLTÀ PLATINO: Difficile
VOTO MEDIO:4.5

N.B. La difficoltà viene indicata con i parametri Molto facile, Facile, Media, Difficile, Molto difficile, Impossibile (bonus).
N.B. 2 La difficoltà del gioco si riferisce a quella incontrata a “Normale”.
N.B. 3 Il contenuto comprende anche, se presenti, le missioni secondarie.
-Jade

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