Recensione libro Pandora di Licia Troisi

~Trama

Pam ama la musica metal e il suo look estremo non la fa mai passare inosservata. Eppure lei si sente invisibile. Perché nessuno la vede davvero, oltre gli occhi bistrati di nero e i vestiti dark. Nessuno tranne Sam, che vive in un palazzone alla periferia di Roma e, come lei, è un escluso. I due ragazzi non si conoscono, ma i loro destini collidono la notte di Halloween, quando un antico rito si compie: durante una seduta spiritica, Pam apre un misterioso scrigno proveniente dall’antico Egitto da cui si sprigionano gli Angeli della Morte, sei demoni che si impossessano di corpi umani seminando terrore nel mondo. Nulla sarà più come prima: Sam acquisirà il terribile potere di uccidere con il tocco delle mani, mentre Pam diventerà davvero invisibile. Solo con l’aiuto del nuovo amico potrà ritrovare gli Angeli della Morte che ha liberato: perché il suo nome è Pandora, l’Apriporta.

Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2014
Pagine:361
Saga: Pandora
Foto instagram Divoratricidilibri_

~Recensione

Salve a tutti!
Oggi sono qui, pronta a parlarvi di un libro che ho recentemente riletto. Come avrete notato dal titolo, si tratta di “Pandora”, scritto da Licia Troisi e pubblicato da Mondadori nel lontano 2014 come primo di sei libri. Premetto che questa recensione non sarà molto analitica sul contenuto vero e proprio, non andrà a fare spoiler o altro. L’introduzione e, in generale, il libro hanno un ritmo davvero molto veloce, nonostante comunque riesca a prendere subito il lettore. Tanto che per la seconda lettura delle 362 pagine del libro ho impiegato tre giorni (la prima proprio non riesco a ricordarla ma non ci misi molto nemmeno allora). Ha però una trama molto interessante e che, come detto, cattura subito il lettore, tenendolo incollato alle pagine. Vi domanderete: “e non ha nulla di più da dire, su questa trama?” Ecco, qui bisogna prima fare tutto un discorso sull’aspetto pratico del libro, ovvero la scrittura. Questo è il primo romanzo della Troisi che leggo per intero – altre volte ho letto solo alcune pagine – ed è la riprova che il suo stile non mi piace. Per i miei gusti, è molto, troppo sbrigativo e… colloquiale. Ammetto di essere piuttosto puntigliosa sull’aspetto stilistico e più volte, nel leggere le descrizioni, ho storto il naso: c’erano alcune ripetizioni – spesso e volentieri, a distanza di poche righe l’una dall’altra, nelle scene di combattimento trovo la parola “capriola” – ed espressioni come “ronfare” e “manco a dirlo” usate nei momenti di introspezione. A volte poi, ho trovato delle descrizioni abbastanza semplicistiche, come se ognuno di noi vivesse a Roma e la conoscesse e spesso un’immagine di fondo mancava, come se i personaggi si muovessero nel vuoto. Il problema peggiore, però, a parer mio rimane l’introspezione dei personaggi: l’autrice offre degli scorci nelle loro menti ma mai qualcosa di più approfondito, trovandomi ad immaginare che cosa avrebbe potuto provare un personaggio o a “non credere” all’effettivo malessere. L’ho trovata, in sostanza più un “dire” che un “mostrare”.   Forse sono io abituata a qualcosa di un po’ più complesso o sono forse troppo pignola ma non ho trovato questo libro “stupendo”. Mi è sì piaciuto e la storia in sé è molto interessante, tanto che sono intenzionata a prendere anche i libri successivi – ho già comprato e letto il secondo libro della saga, “Il risveglio di Samael”, e ad aprile prenderò il terzo –, ma non lo classificherei tra i migliori libri che abbia letto. In ogni caso, lo consiglio come lettura leggera, per chi vuole rilassarsi o per i “novizi” al genere o alla lettura in generale.  
– Aryat

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