Recensione I racconti dello zio Tom

I racconti dello zio Tom ( Song of the South) è un lungometraggio in tecnica mista, tratto da un libro classico statunitense intitolato ” Le storie di zio Remo” (Uncle Remus Stories) di Joel Chandler Harris. E’ uscito nel 1946 diretto da Harve Foster e Wilfred Jackson.

Johnny ( Bobby Driscoll) viene lasciato dal padre nella villa campagnola della nonna e, arrabbiato, la stessa notte cerca di scappare e di raggiungere il padre in Atlanta.
Con astuzia lo zio Tom (James Baskett), un anziano afroamericano cantastorie, lo convince a rimanere raccontandogli la storia del Fratel coniglietto che voleva andare via dalla propria casa ma che, dopo varie disavventure, è ritornato indietro.

Johnny decide di tornare a casa e cerca di abituarsi alla vita di campagna continuando a pensare al padre. Insieme al suo amico Toby (Gleen Leedy), un bambino afroamericano, e a Ginny (Luana Pattern), una ragazzina di campagna,  mette in pratica gli insegnamenti che lo zio Tom gli impartisce tramite le sue storie di fratel Coniglietto.

La Disney, come sempre, cambia leggermente le carte in tavola quando deve riprodurre un lungometraggio basato su un romanzo, ma questa volta ha leggermente calcato la mano.
Nell’universo Disney non è strano che tutti abbiano un lieto fine, ma questa filosofia non rientra in tutto e per tutto con il lungometraggio. Gli afroamericani sembrano felici e contenti di abitare in capannine, lavorare giorno e notte e stare sempre agli ordini del padrone. Una realtà che non è mai esistita. Motivo per cui la Disney è stata accusato di revisionismo dalla NAACP (Nation Association for the Advancement of Colored People) e per cui è stato successivamente abolito in Italia e negli Stati Uniti, tanto che non esiste alcun DVD.

Malgrado la critica e le accuse, il lungometraggio ha ricevuto un Oscar nel 1948 per Miglior canzone ed era anche candidato alla migliore colonna sonora. Anche l’attore  James Baskett ha ricevuto un Oscar onorario, sotto insistenza di Walt, perché la cerimonia della premiazione degli Oscar si è tenuta ad Atlanta e l’attore non ha potuto partecipare in quanto erano ancora in corso le leggi antisemite.
Gleen Leedy è stato il primo bambino afroamericano a comparire in un film Disney.
Come già detto precedentemente il lungometraggio è strutturato su una tecnica mista. I racconti dello zio Tom sul fratel Coniglietto sono in forma animata incluso lo sfondo quando Tom compare in qualcuna delle sequenze.

Il fratell Coniglietto è tornato con le sue storie, quando si è deciso di fare un giornalino di Topolino ma durante gli anni novanta si decise di abbandonare i personaggi dei lungometraggi e di concentrarsi sulla creazione di Topolinia e Paperopoli e dei rispettivi abitanti.

E’ dura esprimere un parere su questo lungometraggio. Sapevo da tempo che si basava su temi razzisti e che era stato abolito in Italia, ma ammetto che, guardandolo, mi sia piaciuto. Escludendo il surrealismo e il revisionismo, la storia è abbastanza carina.
Peccato che tutti, criticando questo lungometraggio, si sono scordati il protagonista Johnny. Il bambino si comporta in modo gentile ed educato con tutti quelli che lo assistono, senza discriminazione. Ovvero interpreta la figura del bambino innocente, una figura che nessuno ha considerato.
La Disney è stata sempre accusata di essere razzista, quindi è stato facile appiopparle quel target fin dagli albori.
Secondo me, però, nonostante alcune cose della produzione non mi siano piaciute, non c’era altro modo per rappresentarlo.
Per me è importante conoscere la realtà dei fatti, poi se in un lungometraggio in tecnica mista viene rappresentato in modo diverso, pazienza.

PARAMETRI
CONTENUTO: 4.5
SCORREVOLEZZA: 5
DISEGNO: 4
PIACEVOLEZZA: 4.5/5
BONUS
ORIGINALITA’ DEL CONTENUTO: 3.5/4
SOUNDTRACK: 5
VOTO MEDIO:4
∼ Sophie Robin Kendrick

Film Da Oscar:
Agli Oscar 1948 il film ha vinto la categoria per la miglior canzone e un oscar onorario (James Baskett). E’ stato candidato anche per la categoria miglior colonna sonora.

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