Recensione film Dune di Denis Villeneuve

Denis Villeneuve è uno dei registi di fantascienza più elogiati degli ultimi anni e non a caso dopo quel capolavoro di Arrival. Dopo Blade Runner 2049 Villeneuve prova a riadattare un altro grande classico, ma stavolta letterario: Dune di Frank Herbert.
Questo primo grande capitolo introduce una delle saghe fantascientifiche più grandi (sia in senso letterale che figurato) di sempre, ma, per condensare tutto il materiale del primo libro, Villeneuve ha deciso di suddividere il film in due parti.

La parte uno di Dune spiega come in un futuro molto lontano un pianeta di nome Arrakis, noto anche come Dune, sia una delle conquiste più ambite a causa della spezia, una sostanza che amplifica le capacità mentali degli uomini e dà loro il dono delle premonizioni. Il desertico pianeta è abitato dai Fremen, una popolazione che ha imparato a sue spese i segreti di Arrakis e a domare qualsiasi avversità, tra cui i pericolosi vermi delle sabbie, che minacciano la raccolta della spezia.
Da anni il dominio del pianeta e della “spezia” è degli Harkonnen, una casata brutale e spietata che sfrutta costantemente i Fremen, ma tutto cambia quando l’imperatore dà agli Atreides il prezioso Arrakis. Il duca Leto Atreides accetta per orgoglio anche se sospetta che dietro ci sia un piano per indebolirli e far ritornare gli Harkonnen. In tutto ciò il figlio del duca, Paul, sviluppa delle abilità fuori dal normale. Il ragazzo infatti ha delle costanti visioni e dei sogni premonitori che riguardano le persone attorno a lui e, soprattutto, una misteriosa ragazza Fremen. La madre, Lady Jessica, da strega Bene Gesserit riconosce in Paul degli straordinari poteri e scopre che per anni le Bene Gesserit hanno incrociato le linee di sangue per creare l’eletto Kwisatz Haderach, un eletto in grado di usare al meglio i propri poteri. Mentre Paul è sempre più consapevole dei suoi poteri e ha sempre più visioni a causa della “spezia”, il piano temuto dal duca viene attuato e lui e la madre sono costretti a scappare tra le sabbie di Dune.

Sulla scia di Blade Runner 2049 Villeneuve sforna un’altra opera visivamente ineccepibile che però punta fin troppo sulla sua magnifica e complessa fotografia più che sulla trama. Adattare un’opera come Dune è senza alcun dubbio difficile a causa del world building intricato e della storia non delle più semplici, ma con Dune: Part 1 Villeneuve è solo riuscito a scalfire la superficie del romanzo.
Il film si presenta come una grande introduzione di due ore e mezza in cui, nonostante la durata eccessiva, non si riesce a comprendere del tutto la storia vera e propria. Con ciò non si intende solo la trama, che di per sè prevede l’eletto di turno salvare qualcosa, ma proprio la storia intesa come world building e quindi nella sua accezione più completa e complessa. Il regista parla con le azioni dei personaggi, fin troppo poche per poter dare spiegazioni soddisfacenti, facendo dello “show, don’t tell” la rovina del film.
Villeneuve dà per scontato che lo spettatore sappia della “lore” su Dune, che sappia le differenze tra una casata e un’altra, i significati di ogni singola parola, ma di fatto ammassa tante informazioni in un film totalmente statico che non riesce comunque a spiegare molto sulla sua lore. Non si capisce quale sia l’obiettivo finale del protagonista nè la trama generale, motivo per cui per ora la parte uno è parecchio deludente.

Il protagonista, Paul, è un altro grosso difetto. Non si sa nulla di lui a parte la questione dei sogni premonitori e a causa di una sceneggiatura mediocre e di un come sempre monoespressivo Timothée Chalamet il personaggio sembra insipido e per niente caratterizzato. La mancanza di espressione di Chalamet fa sembrare il personaggio freddo, insensibile e totalmente concentrato su se stesso mentre la madre, altro personaggio promettente, sembra quasi un cagnolino che si porta con sè, non una potente Bene Gesserit. Rebecca Ferguson si riesce a calare discretamente in questo ruolo ma non riesce a convincere nemmeno lei.

Gli Harkonnen sono brutti e cattivi ma si sa solo questo di questa potente casata, così come in fondo si sa della casata degli Atreides solo che è buona e giusta. La mancanza di caratterizzazione dei personaggi sfocia in una recitazione non ineccepibile da parte degli attori, i quali sono perlopiù dei big con notevoli capacità che qui però non riescono per nulla a sfruttare. Zendaya, uno dei motivi per cui il film è divenuto noto alla massa assieme a Chalamet, appare veramente per poco a dispetto da quanto si vociferava e nonostante tutto appare come un’attrice nettamente migliore rispetto a Chalamet, cui ruba la scena sin dai trailer.

Nonostante sia visivamente ineccepibile, Dune è solo una grande introduzione al nulla dato che non si sa dove il regista voglia andare a parare. Per adesso è un film deserto come il pianeta da cui prende il titolo, un film arido che manca della “spezia” in grado di renderlo una piccola perla preziosa.

CONTENUTO:2.5
PIACEVOLEZZA:2.5
SCORREVOLEZZA:2
RECITAZIONE:3
ORIGINALITA’:2.5
VOTO MEDIO:2.5
-Jade

FILM DA OSCAR:
Agli Oscar 2022 il film ha vinto i premi Migliore fotografia, Migliore colonna sonora, Miglior montaggio, Miglior sonoro, migliori effetti speciali e Migliore scenografia ed è stato nominato per Miglior film, Miglior trucco e acconciatura, Migliore sceneggiatura non originale e Migliori costumi.

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