Recensione film 48 ore di Walter Hill

48 ore è la rappresentazione 100% stereotipata di un film action-comedy uscito dagli anni ’80.
Essa si presenta come un buddy film in cui i protagonisti, un poliziotto e un detenuto, formano un’improbabile amicizia a favore di una caccia al fuggitivo. Jack Cates, il poliziotto, pur di acciuffare il detenuto Albert Ganz, da poco evaso di prigione, fa affidamento a Reggie Hammond, un ex membro della banda del fuggitivo che viene liberato per 48 ore ai fini del ritrovamento e arresto del vecchio “collega”. Nonostante le discrepanze iniziali dovute sia alle condizioni sociali di entrambi e a dei fattori razziali, i due stringono in breve tempo un solido legame, facendo da “mentori” a numerose buddy comedy come questa.

48 ore è tutto ciò che il pubblico vecchio stile si aspetterebbe in un film d’azione. Tutto a partire dai protagonisti, i due tipici maschi alpha ultra-stereotipati. Diverbi, clichè razziali, “virilità” in abbondanza, fughe e cazzotti: cosa potrebbe esserci di più?

Da un lato abbiamo lo scontroso Jack, interpretato da un monoespressivo Nick Nolte, dall’altro il vivace Reggie, interpretato invece dall’ancora esordiente (e si vede) Eddie Murphy. L’inesperienza di Murphy e l’incapacità di Nolte sono l’ulteriore tasto dolente del film, visto che persino i protagonisti risultano dimenticabili pur dovendo in teoria distinguersi dagli altri attori, anch’essi marginali.

Pur essendo un archetipo per future commedie action 48 ore è la sagra dei clichè e, ad oggi, risulta fin troppo datato sia per le gag, che, in generale, per la trama banale e la sceneggiatura scontata e pesante pur dovendo essere in teoria divertente.

CONTENUTO:2
PIACEVOLEZZA:1
SCORREVOLEZZA:1.5
RECITAZIONE:1.5/2
ORIGINALITA’:1
VOTO MEDIO:1.5
-Jade

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