Recensione Cenerentola di Kay Cannon

Ella è una ragazza che sogna di divenire una modista e di poter avere il suo negozio di abiti. Purtroppo la mentalità maschilista del posto e la matrigna cercano in ogni modo di soffocare i suoi desideri ma, per sua fortuna, lei è una ragazza testarda ed intraprendente che non si ferma davanti a niente.
Un giorno Ella viene notata dal principe Robert, il quale si innamora della ragazza a prima vista e decide di seguirla vestita da popolano. Dopo aver comprato il suo abito, il principe la invita al ballo indetto dal padre e, sebbene la ragazza inizialmente sia titubante, dopo un po’ decide di accettare.
Ella riesce a raggiungere il ballo con l’aiuto della sua Favolosa Madrina che trasforma il disegno più bello della ragazza in un abito magnifico che cattura l’attenzione di ogni persona al ballo, in particolare quella del principe che riesce a riconoscerla.
Nonostante anche lei si sia innamorata del principe, Ella non vuole abbandonare il suo sogno e lotta con tutte le forze per realizzarlo, il tutto mentre Robert sfida la volontà del padre per poter essere felice.

La domanda che spesso mi ha tormentata quando è stato annunciato questo film è la stessa che probabilmente ha assillato voi: abbiamo davvero bisogno di un altro film basato sulla fiaba di Cenerentola?
Ormai ci sono così tante rivisitazioni, dalle più classiche alle più particolari o modernizzate, che probabilmente ne avremmo fatto a meno, ma Kay Cannon ha voluto comunque sfidare la sorte e fare l’ennesimo film sulla nota fiaba anche se in chiave femminista.
Il film ha come tema centrale il potere e la forza d’animo delle donne. La storia segue infatti la protagonista Ella alle prese con il maschilismo che impone alla donna di essere una buona moglie o serva. Il maschilismo dilagante si rivede in ogni personaggio, da Ella a Gwen e Beatrice, rispettivamente principessa e regina del regno, per passare in parte persino nel principe, il quale va contro l’imposizione del matrimonio per pura convenienza.

Purtroppo il film ad un’attenta occhiata, sebbene carino, è abbastanza prevedibile e poco originale.
La trama è trita e ritrita e di nuovo c’è solo l’introduzione di alcune tematiche LGBTQ+ e legate al maschilismo, le quali però non riescono a rendere particolarmente originale o interessante il film nel modo in cui vengono inserite.


Se da una parte abbiamo l’abilità nel canto di Camilla Cabello, dall’altro abbiamo la sua scarsa esperienza nel mondo della recitazione che ci porta ad una Cenerentola poco interessante e caratterialmente inesistente.
Anche il principe Robert è una figura inutile e l’interpretazione abbastanza scadente di Nicholas Galitzine non aiuta il personaggio a spiccare.
Idina Menzel ha interpretato in modo stentato la matrigna Vivian, un personaggio con un carattere volubile e poco inquadrato nel film, mentre Billy Porter nei panni della Favolosa Madrina è stato forse l’attore più capace e sorprendente, in grado di far brillare un personaggio di solito abbastanza banale.
Per quanto riguarda la famiglia reale, bisogna ammettere che le scene dedicate ad essa sono più che altro per allungare il film. La principessa Gwen (Tallulah Greive) è un personaggio usa e getta, creato solo ai fini della trama tanto che appare sporadicamente solo per rendere chiaro il pensiero maschilista del padre Rowan (Pierce Brosnan).

Sebbene la recitazione lasci molto a desiderare, le canzoni sono molto orecchiabili. Ad esclusione di una canzone il resto della soundtrack non è originale ma reinterpretata ma, nonostante ciò, è fatta abbastanza bene.
Il film è carino ma allo stesso tempo non riesce a distinguersi tra i tanti altri simili. Non è nè un film fedele alla storia classica brillante nè una rivisitazione convincente, ma semplicemente l’ennesimo lungometraggio fatto sulla stessa fiaba e con ben poco da lasciare allo spettatore se non una visione leggera e tutto sommato piacevole.

CONTENUTO: 3,5
PIACEVOLEZZA: 3,5/4
SCORREVOLEZZA: 3,5/4
RECITAZIONE: 3,5
ORIGINALITA’: 4
VOTO MEDIO: 3,70
-Sophie

Lascia un commento