Recensione film Dirty dancing di Emile Ardolino

Un altro cult, oltre a Flashdance e Footloose, degli anni ’80 è Dirty Dancing, uno dei film teen drama sulla danza più famosi al mondo e che ha riscosso talmente tanto successo da avere un sequel e un remake. La storia ruota attorno a Frances “Baby” Houseman, una diciassettenne in vacanza con i suoi e la sorella maggiore che, alloggiando presso un villaggio turistico, conosce i ballerini Johnny Castle e Penny Johnson. Grazie ai due si avvicina maggiormente al mondo della danza e anche alla loro vita frenetica e non ricca di agi come la sua. A causa della gravidanza inaspettata di Penny Baby subentrerà tutti gli effetti al suo posto come compagna di ballo di Johnny e, allo stesso tempo, proverà in tutti i modi ad aiutare Penny a risolvere la situazione, mostrando sia in questa che in altri momenti difficili risoluzione e ottimismo. Mentre tiene le lezioni di ballo con i due, tra l’altro, Baby si innamora di Johnny, il quale ricambia ma, a causa di alcune incomprensioni e bugie, all’inizio non viene accettato dal signor Houseman, il quale perde pure la fiducia nei confronti della figlia. Fino alla fine, però, Baby lotterà sia per la sua passione per il ballo che per il suo amore “proibito” per Johnny, dimostrando che, come de una delle frasi più famose del film “Nobody puts Baby in the corner”.

La trama, tutto sommato, non è neanche male pur non essendo molto originale. Il problema è la sceneggiatura. Dialoghi radi e privi di spessore, scene di ballo dilatate a dismisura tanto che il film sembra più un saggio di danza dal vivo e, tanto per peggiorare la situazione, dei personaggi che al di là dello stereotipo classico di Romeo e Giulietta non hanno per niente caratterizzazione. Fosse stato strutturato meglio, il film, sarebbe potuto veramente essere il capolavoro che tutti dicono che sia anche perchè, come accennato prima, le premesse per un buon film come Footloose c’erano tutte. Oltre ad una buona storia di fondo ci sono anche le bellissime canzoni della soundtrack, tutt’oggi cult e storiche, in primis la canzone principale del film “I’ve had the time of my life”.

Sulla recitazione, invece, bisogna stendere un velo pietoso. Patrick Swayze è stato totalmente inespressivo per tutta la durata del film mentre Jennifer Grey, pur cavandosela meglio del collega, non ha fatto una grande performance. Gli altri attori sono stati perlopiù mediocri, presentando delle interpretazioni per niente degne di nota.

Dirty Dancing, dunque, è un classico fin troppo sopravvalutato che parte da una buona idea realizzata male. Non è il peggior film sulla danza e teen che ho visto (riferimenti a Flashdance e co. puramente casuali), ma allo stesso tempo ritengo non meriti quell’aura di cult che gli hanno creato attorno.

CONTENUTO:2.5
PIACEVOLEZZA:2
SCORREVOLEZZA:2.5
RECITAZIONE:2
ORIGINALITÀ DEL CONTENUTO:2                                                                                               VOTO MEDIO:2.5
-Jade

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FILM DA OSCAR: Agli Oscar 1988 il film ha vinto il premio Miglior canzone originale per (I’ve had) The time of my life.

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